G. PANIMOLLE. La grammatica del dialetto di Agosta
Errebigrafica Subiaco, 2004, pp. 288, ill. b. n. nel testo, euro 15.
Dopo la storia, ecco la lingua agostana. Panimolle non si acquieta nel suo ricercare, nella sua azione di recupero della memoria. In questo libro, costruito non solo con la grammatica ma anche con i temi dell’antologia, come si diceva una volta, l’autore concretizza l’obiettivo dichiarato della ricerca della identità della sua “piccola patria”. Introdotto dalla interessante prefazione del Prof. Vignuzzi, Ordinario di Dialettologia Italiana all’Università “La Sapienza” di Roma e profondo conoscitore anche dei dialetti della valle dell’Aniene, il libro si articola in più parti: la prima tratta la fonetica, con un’attenzione particolare alla palatizzazione di “ll”, alla “u” finale, all’uso degli accenti, fondamentali nei dialetti, e “alle lettere aggiuntive k-j-w” che fanno sempre discutere e spesso non vengono “accettate” dai locali che restano, a torto, perplessi davanti alle parole scritte, come, ad esempio, zìkkju, wéta, ràglju; la seconda tratta la morfologia; quindi c’è una ricca antologia che comprende: proverbi, imprecazioni, filastrocche, stornelli, poesie e spassosissimi racconti che vedono come protagonisti contadini passati alla “storia” per aver commesso delle gradevoli “fregnacce”. Infine, quasi metà volume è occupato dal vocabolario “ricco di termini anche assai arcaici, ben documentato, preciso nelle definizioni e intelligentemente corredato di una fraseologia non banale” (Vignuzzi). Un esempio? Mùtrja= broncio: Quella recàzza tê sembre a mùtrja. Un ottimo lavoro che va ad aggiungersi agli altri realizzati dagli appassionati ricercatori della Valle. (ar. ta.)