Un secolo di memorie

A. BERNARDINI. Un secolo di memorie
pp. 254 (cm 15×21), 2011 Casa Editrice Kimerik (Patti, Me), foto b/n nel testo, Euro 15,00.

Questo volume di memorie, narrate con brevi storie, di Bernardini è senza dubbio un libro diverso da tutti gli altri – tanti – che ha scritto sulla scuola, sulla didattica e per i ragazzi: è una specie di libro-verità covato segretamente per molto tempo ed oggi, con coraggio, dato alle stampe. Qui il famoso “Maestro di Pietralata” a 94 anni suonati si toglie, e non ne nasconde la soddisfazione, molti sassolini dalle scarpe circa le sue ex-maestre, i suoi ex-compagni di partito (il senatore Pirastu), ex-collaboratori e/o ex-amici (il regista De Seta, il professore Ignazio Delogu), tutti morti quest’anno. Questo è un libro verità – oltre che una sorta di saga familiare – perché ci rivela e ci dice cose scomode sulla sua militanza politica, sulla famiglia, sugli amori, su sé stesso. Albino, che abita a Tivoli Terme, non scrive “difficile”. È così connaturato con la psicologia dei bambini che il suo linguaggio è quello semplice, diretto, chiaro, dialogante dei bambini. Perché, come ha sempre raccontato lui nei mille incontri nelle scuole – molte delle quali della nostra zona -, la cosa più importante, oltre l’ascolto, è farsi capire. Niente racconti “tosti”, niente cedimenti alle elucubrazioni teoriche (o teoretiche), né a travagliati periodi sintattici, cascate di paroloni, riferimenti o rimandi colti, accademici. Il suo linguaggio è un prato verde costellato di margheritine! Neppure un cielo punteggiato di stelle: che sarebbe, di per sé, già più sfuggente, misterioso. Bernardini è la semplicità fatta linguaggio. Perciò i suoi libri si leggono con piacere. “Un secolo di memorie”, che io credo sia da annoverare ancora tra i libri per ragazzi, insieme ai ricordi personali intreccia momenti tristi della nostra storia nazionale (il fascismo, l’occupazione delle terre, la guerra) e spaccati socio-culturali d’una misera vita contadina che non era solo della Sardegna ma di gran parte dell’Italia rurale. Terra degli Equi compresa. (Artemio Tacchia)