N. CARIELLO. Stato e Chiesa nel Regno d’Italia al tempo di Ludovico II (844 – 875)
Scienze e Lettere, Collezione Storica, 9, Roma 2011, pp. 165 (cm 24×17), foto b/n, € 20.
Se un curioso impertinente chiedesse: “cosa fate nella vita?” A partire da quale momento si potrebbe rispondere: “lo storico”? Alcuni, frettolosamente, collocano questo inizio in una fase molto precoce della loro esistenza – certamente troppo prematura – se si considera ciò che hanno scritto effettivamente. Per altri il riflesso è più lento a venire, vagamente tinto di scrupoli o di timidezza, senza dubbio per una ragione di probità e di modestia connaturale. Nicola Cariello appartiene alla seconda specie, quelli che non sono nati con le sette lettere della parola “storico” stampate in fronte, ma che ha sempre frequentato le librerie, ha reperito documenti, ha conosciuto il duro lavoro del ricercatore storiografico con il rigore della sua formazione giuridica e con la passione dell’animo russo che sonnecchia in lui, fatto di sentimentalismo e di limitata misura: sono emblematici i due versetti di Fiodor Dostojevskij che precedono la prefazione di questa sua ultima fatica. Scritto con estrema delicatezza, facendo attenzione ad ogni singola frase, determinando così una scrittura intimista, il lettore viene preso per mano sin dal primo capitolo ed accompagnato nel viaggio storico di un’epoca che determinò la nascita dell’Europa, se non proprio quella moderna, almeno quella che si suole ancora designare come “Europa Carolingia”, partendo dalle descrizioni escatologiche del IX secolo e seguendo l’evoluzione normativa delle società. Tuttavia l’indagine di Stato e Chiesa nel regno d’Italia al tempo di Ludovico II (844 – 875) è focalizzata sul rapporto tra papa ed imperatore, prima pensato come un unicum regolato da un sistema di freni e contrappesi reciproci, poi come conflitto per la supremazia politica che trovò la propria sublimazione nel campo delle pratiche religiose: così possiamo seguire il lento ma inesorabile spostamento del baricentro dell’equilibrio politico dall’autorità imperiale a quella papale. È proprio in questo secolo che inizia la cosiddetta “età ferrea del papato”. Altrettanto interessante è l’analisi della società del tempo strutturata in forma piramidale ed imperniata sull’immagine triadica degli orantes, bellantes e laborantes; come originalissimo è l’ultimo capitolo dedicato alle figure di donne che caratterizzarono l’epoca: struggente è il racconto della vita di Dhouda, donna colta ed intelligente ridotta a mero strumento di un inesorabile destino, fatta di questi piccoli nulla che popolano i silenzi delle donne e che fanno tacere i dolori. Il testo, infine, è corredato da numerose note che danno vita ad un vero e proprio saggio storico autonomo sul IX secolo e, ci rivela questa semplice ma importante verità: la Storia è la somma di errori considerevoli che si chiamano vita ed è illusorio pensare che si possano sopprimere gli errori senza sopprimere la vita. (Maurizio Anastasi)