A. TACCHIA. Sculiçénzia. Cultura immateriale a Roviano
pp. 224, (cm 21×15), Subiaco 2012, Fabreschi srl, foto b/n nel testo, s.i.p.
“Finalmente, chiuso!” dichiara Artemio Tacchia proprio all’inizio della breve postfazione a questo ponderoso volume, paragonabile, per quantità e qualità di materiali, alle collezioni di quel Museo della civiltà contadina della valle dell’Aniene che è stato il primo museo etnografico del Lazio e che proprio Artemio ha fortemente voluto, fondato, trasferito dopo un bel po’ di disavventure nelle sale del Castello Brancaccio e infine lasciato in eredità al suo paese. Il volume, anzi, se messo, come secondo me si deve fare, in rapporto con il Museo, ne rappresenta quasi una sorta di “rovescio”, ad esso speculare e complementare: se infatti nelle sale ha trovato posto il patrimonio folklorico “materiale” di Roviano e della valle dell’Aniene, tra queste pagine abbiamo invece tutto ciò che lì non poteva essere contenuto, se non con grosse difficoltà: la cultura “immateriale”, come la chiama Artemio (e non solo lui), cioè quella parte costituita da narrativa di tradizione orale, detti e locuzioni, filastrocche, scioglilingua, preghiere, soprannomi e altro ancora, ma che forse sarebbe meglio definire, come preferiva fare il compianto Alberto M. Cirese, “beni inoggettuali” o “volatili”. Ma un patrimonio “volatile” è ancora più inafferrabile e, quindi, più vulnerabile di uno “oggettuale”, ed è proprio questo che Artemio aveva già capito oltre trent’anni or sono, quando si è messo alacremente al lavoro, presso che ogni giorno, per le strade e i vicoli della sua Roviano, interrogando la gente, trascrivendo, registrando e poi confrontando i materiali da lui raccolti con quelli di altri paesi, vicini e più lontani, per inquadrare il tutto in un contesto più ampio: anche la più spinta “carità del natìo loco”, infatti, non può e non deve ridursi soltanto ad esso. Il vero merito del lavoro di Artemio, al di là della sua quantità (strabocchevole) e qualità (molto alta), sta in questo: grazie all’accoppiata “Museo – Sculiçénzia”, la comunità di Roviano può ora guardare con un po’ più di serenità al proprio futuro (scusate se è poco…). (Francesco Avolio)