M. CIACCIA, Abruzzo dentro. Antropologia culturale patrimoni
immateriali. Si celano radici, Verdone Editore – DemAs Studio,
2010 Celano, (cm 16,5 x 23,5), pp. 464, ill.ni b/n e col. nel testo,
€ 70,00.
Questo monumento alla cultura immateriale abruzzese è stato pubblicato ormai da alcuni anni, ma noi lo abbiamo potuto conoscere ed apprezzare di recente grazie ad una amica-lettrice di Aequa, Alfa
Colaprete, celanese, che ce ne ha fatto dono. È un libro magnifico! Chi ama l’Abruzzo e vuole vederlo davvero dentro non può prescindere dal leggerlo e consultarlo continuamente proprio come una
guida. Esso, infatti, si prescrive lo scopo di «proporre un turismo attento alle curiosità culturali da vivere all’insegna della dinamicità, e di una conoscenza particolareggiata per il territorio ospite». Si potranno,
così, conoscere: le suggestive località naturalistiche (in particolareil territorio del “Parco Sirente-Velino” con l’indicazione di escursioni e percorsi, schede sulla flora e sulla fauna), il ricco ed inestimabile patrimonio demo-etno-antropologico (la religiosità popolare, le confraternite, il costume, le superstizioni e gli antichi rimedi, la società agro-pastorale, il cibo tradizionale, l’oralità), la storia e l’arte di Celano e dintorni (il territorio e le vicende legate al Fucino, il borgo medievale e il castello Piccolomini, i musei e le collezioni, le chiese). Tutto questo impreziosito da centinaia di foto, anzi di etno-fotografie in bianco e nero e a colori («passaporto della memoria viva») che, spesso, fermano il respiro e rapiscono totalmente l’attenzione. I testi, pure se rigorosamente scientifici e basati sulla documentazione archeologica, archivistica e sulla ricerca sul campo, non sono affatto pesanti o noiosi – come spesso ci capita di leggere – ma brevi, snelli, accessibili a tutti,
gradevoli. Essi tessono una ragnatela interdisciplinare che, alla fine, restituiscono chiaramente l’identita’
culturale di questo territorio abruzzese-marso. I racconti dei vecchi, degli emigrati, dei pastori, la
transumanza, degli ex-pescatori del lago, le ricette, le imprecazioni e i proverbi, le feste, il lavoro, le
pratiche devozionali: insomma, tutto quel patrimonio immateriale o “volatile” celanese che altrimenti
sarebbe andato perduto per sempre questo libro dell’antropologa Manuela Ciaccia ce lo restituisce
«visibile» e fruibile. Come questa eccezionale filastrocca di Annita: «Cuceti cuceti pignatella / ca me
la faccio na cucchiarella. / Se maritemo revé ‘bbono, / me faccio pure natre vuccono. / Se po’ revé
m’briaco, / ije so beje che magnato».
Alla realizzazione di questa «guida turistica etnografica», hanno contribuito con «consulenze specialistiche
»: V. d’Ercole, A. Melchiorre, F. Tammaro, N. Taccone e M. D’Ovidio, F. Stornelli, A. Baliva,
R. Sorrentino, M. Tucceri e E. Cerasani, R. Simone. (Artemio Tacchia)