IL MUSEO DELLE TRADIZIONI MUSICALI DI ARSOLI
di Walter Pulcini
Queste pagine hanno già ospitato una rassegna della cultura musicale di Arsoli (1) a partire dalla Banda musicale della quale si hanno notizie sin dalla fine del Settecento, alla Schola cantorum documentata già dalla metà dell’Ottocento, oltre al Gruppo folcloristico che si affacciò alla ribalta, per la prima volta, negli anni Trenta del secolo scorso e ad altre corali; istituzioni tutte che, con alterne vicende, vivono ancora oggi e sono l’espressione della vitalità musicale e canora di Arsoli che si può, a buon diritto, definire paese della musica e del bel canto.
Il Comune di Arsoli, con l’ausilio della Provincia di Roma e della Regione Lazio, ha voluto dare a questo fermento di attività spontanee organicità e scientificità creando alcune istituzioni che favoriranno, nel tempo, sia la ricerca che la raccolta di una attenta documentazione di tutto quanto è stato prodotto fino ad oggi.
Il Centro regionale di studi delle tradizioni musicali
Nell’estate del 2001 è stato inaugurato, infatti, il Centro regionale di studi delle tradizioni musicali ospitato in una struttura funzionale realizzata mediante il recupero ed il restauro del mattatoio e del lavatoio comunali, in disuso da tempo, con il contributo della Comunità europea (2).
Il Centro consta di un ampio salone insonorizzato, con funzione di auditorio, usato sia per concerti che per le esercitazioni della banda e dei complessi corali, di una stanzetta per registrazioni e di altri ambienti adibiti a biblioteca e a sale di studio.
La struttura dispone, nel piano superiore, di una buona attrezzatura ricettiva per ospitare eventuali studiosi e ricercatori che confluiranno nel Centro nel quale saranno effettuate ricerche ed approfondimenti sia a carattere locale che in forma più ampia sotto la guida del musicologo regionale dott. Ambrogio Sparagna e di altri esperti (3).
Il museo delle tradizioni musicali
Questa struttura di carattere scientifico, destinata agli studi ed alla ricerca, è stata affiancata dal Museo delle tradizioni musicali di Arsoli, ospitato al pian terreno del grande complesso dell’ex – Granaio Massimo, che ha lo scopo di conservare e valorizzare tutti i materiali di una tradizione plurisecolare che hanno caratterizzato sia la musica che la tradizione religiosa e pastorale.
Il Museo è la prima tessera, o meglio il primo nucleo dell’ambizioso progetto del “Museo diffuso” o, con definizione aggiornata, “Ecomuseo”, nell’ambito del progetto “Arsoli città museo” finanziato dalla Comunità europea e dalla Regione Lazio in base al programma inteso a rivitalizzare i centri minori.
Il progetto si svilupperà nel complesso del centro storico medioevale con la creazione del Museo delle Confraternite, il ripristino della casa contadina, del Museo delle attività artigianali, una volta molto fiorenti in Arsoli, con la conseguente rivalutazione del centro stesso (4). Al completamento del programma, con la valorizzazione dei punti più caratteristici, il già interessante nucleo medievale sarà più accogliente e più vitale ed interessante sia per gli studiosi che per i turisti.
L’intero complesso si inserisce nel Sistema Museale che comprende già il Museo della civiltà contadina Valle dell’Aniene di Roviano, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Anticoli Corrado ed il Museo delle culture “Villa Garibaldi” di Riofreddo, oltre a stabilire legami con Comuni della Regione Lazio interessati ad attività nel campo etnomusicologico, mediante la stipula di appositi protocolli di intesa.
I materiali ospitati in Museo
Il Museo custodisce ricco materiale, suscettibile di incremento ma che già ben rappresenta la tradizione pastorale, confraternale e bandistica di Arsoli.
1- Il mondo pastorale è rappresentato, anzitutto, da una serie di pifferi e flauti, “ciufalitti”, realizzati in canna, legno e corteccia, di fattura molto semplice, costruiti dagli stessi pastori nei momenti di sosta della loro peregrinazione dietro le greggi ed usati per mitigare la solitudine suonando nenie e melodie.
Lo strumento più importante è la zampogna, “zarambogna”, appartenente alla famiglia degli aerofoni, uno strumento costituito da canne di legno ed un otre, una sacca in pelle di capra o di agnello; quella esposta, realizzata nel 2003 dal liutaio Marco Cignitti è denominata “zoppa”, costituita da due canne e un otre di pelle di capra rovesciata, caratteristica della Valle dell’Aniene.
La zampogna, una volta assai diffusa ed al centro di feste popolari, matrimoni e sagre ha avuto fino a una ventina d’anni fa un eccezionale cultore, Francesco Splendori di Anticoli Corrado, ma viene impiegata ancora in alcune circostanze come “La pastorella” (5), un rito che si celebra a Riofreddo la notte di Natale, ad Arsoli nella rappresentazione del presepe vivente “Ju pressepio nostro”, nonché in molti altri paesi della valle, in particolare in occasione delle feste natalizie o nelle conferenze-spettacolo tenute dal giovane studioso Cignitti di Subiaco.
Altro strumento usato talvolta per accompagnare il suono della zampogna è il tamburello; un cerchio di legno con inseriti alcuni dischetti di metallo sul quale è stesa un pezzo di pelle di animale.
2- La tradizione confraternale è presente con una serie di strumenti di fabbricazione artigianale: raganella, una ruota dentata fissata su un bastone e percossa da un pezzo di legno sottile; tabella, “gnaccara”, una tavola rettangolare di legno con impugnatura e con applicate sulle due facce, grosse maniglie; crotalo a tavolette, “gnaccara”, tre tavolette legate da un laccio, quella centrale più lunga per essere impugnata che agitate battevano una contro l’altra. I tre strumenti, assai rumorosi, erano usati nel corso della Settimana santa quando tacevano, erano “attaccate”, le campane; frotte di ragazzi percorrevano le vie del paese annunciando l’inizio delle sacre funzioni al grido “a pricissiò”, “alla funziò” o precedevano la processione del Cristo morto. Infine, il tamburo, strumento tipicamente confraternale, accompagnava le statuine dei vari santi dalla casa del “festarolo” alla chiesa sia per la celebrazione della Messa che dei Vespri (6).
Arsoli ha avuto numerose Confraternite nel corso dei secoli ridotte ora ad alcune importanti: N. S. di Guadalupe, SS. Trinità, Maria Assunta e S. Antonio abate, altre minori: S. Sebastiano, S. Biagio, S. Atanasio, S. Antonio da Padova, S. Lucia (7).
3- La tradizione musicale è la meglio rappresentata e la più ricca. Arsoli ha avuto nella banda uno dei suoi elementi di forza e di vanto favorita in ciò dalla passione e dal mecenatismo della Famiglia Massimo che ha fornito alla banda strumenti, divise ed ottimi maestri. (8)
Artigiani e contadini nelle lunghe serate invernali, dopo una giornata di lavoro si sono dedicati alla musica ed hanno trasmesso a figli e nipoti il Dna del pentagramma.
La stessa Famiglia Massimo ha voluto perpetuare la sua azione in favore della musica donando al Comune un bel numero di strumenti con i quali i nostri antenati avevano addolcito la loro dura esistenza. Essi risalgono all’Ottocento ed ai primissimi anni del Novecento: Basso a tracolla in MI b – denominato anche Bombardone – elemento trainante nel gruppo degli ottoni, è realizzato in ottone con fasce in alpacca (argentone), di ottima lavorazione e rifinitura, costruito probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento, reca il marchio “W. STOWASSER S SOHNE” (ex Cecoslovacchia), macchina a cilindro; Basso a tracolla in FA – strumento di probabile costruzione italiana, è di ottima lavorazione e rifinitura, in ottone con fasce in alpacca; Contrabbasso ad ancia doppia – ancora in uso nelle bande militari, di costruzione italiana, probabilmente ORSI o RAMPONE CAZZANI, inizio Novecento; Flicorno tenore in SI b – costruito probabilmente nella seconda metà dell’Ottocento, reca il marchio “W. STOWASSER S SOHNE” (ex Cecoslovacchia), macchina a cilindro; Flicorno contralto in MI b marca PELITTI Milano, macchina a pistone; Flicorno soprano – marca ANTOINE COURTOIS Parigi, macchina a pistone; Tromba militare in FA; Tromba da parata o garibaldina di fabbricazione italiana della seconda metà dell’Ottocento; Grancassa – in pelle di capra naturale, con fusto di legno e cerchi e viti in ottone.
Accanto agli strumenti esiste una ricca collezione di spartiti editi o trascritti manualmente risalenti alla fine dell’Ottocento, appartenuti alla Banda musicale; un volume contenente trascrizioni e composizioni di Tancreti Giordani, impreziositi da appunti personali e di cronaca locale.
Esiste pure una buona raccolta di spartiti editi da Sonzogno e Ricordi relativi ad opere celebri e tra essi, la partitura completa della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni con dedica autografa al conte Florestano De Larderel.
Tanta preziosità è esposta in teche e contenitori moderni e funzionali completati da postazioni multimediali per la consultazione, la lettura, la bibliografia e di tutto quanto occorre per una attenta consultazione e ricerca.
Il tutto è completato da una serie di pannelli contenenti didascalie relative ai tre filoni pastorale, confraternale e bandistico.
Si tratta, quindi, di una preziosa istituzione che farà la gioia di musicologi e studiosi delle tradizioni della zona.
1- Walter Pulcini – L’ARTE DELLA MUSICA E DEL CANTO NELLA STORIA DI ARSOLI – AEQUA gennaio 2004
2- W.P. – INAUGURATO AD ARSOLI IL CENTRO REGIONALE DI STUDI DELLE TRADIZIONI MUSICALI – NOTIZIARIO TIBURTINO settembre 2001
3- L’attività del Centro è da anni sospesa per una emergenza scolastica. Vi è ospitata, infatti, la scuola dell’Infanzia.
4- W.P. – L’ARTIGIANATO – ARSOLI approfondimenti storici, patrimonio artistico e cultura, personaggi, attività – 1998
5- W.P. – LA PASTORELLA celebrazione natalizia a Rifreddo – LAZIO IERI ED OGGI dicembre 1979
6- W.P. – SANTI IN CASA E CONFRATERNITE MINORI AD ARSOLI – AEQUA aprile 2002
7- W.P. – CONFRATERNITE E PIE ASSOCIAZIONI – ARSOLI g.c.
8- W.P. – UNA TRADIZIONE PIU’ CHE SECOLARE, la banda – ARSOLI g.c.