L’ICONOGRAFIA MUSICALE NEGLI AFFRESCHI DEL SACRO SPECO DI SUBIACO

L’ICONOGRAFIA MUSICALE
NEGLI AFFRESCHI DEL SACRO SPECO  DI SUBIACO

di Luca Verzulli

Con questo articolo diamo inizio a una ricerca (intelligentemente suggeritaci da Artemio Tacchia) su tutta l’iconografia musicale del territorio di cui si occupa Aequa. Partiamo dal monumento che nella nostra zona contiene certamente il maggior numero di affreschi, quasi tutti di grande importanza storico-artistica: il complesso del sacro Speco di Subiaco.  Per maggiore completezza e precisione saremmo lieti di ricevere segnalazioni da parte dei lettori della nostra rivista su qualsiasi immagine di suonatori e/o di strumenti musicali antichi rintracciassero nelle chiese e negli edifici storici della nostra zona (1).

Cos’è l’iconografia?
L’iconografia musicale è la scienza che si occupa di raccogliere e catalogare tutti i documenti visivi che ci informano sulla musica e in particolare sugli strumenti musicali e sul modo di suonarli. Le fonti iconografiche sono i dipinti, gli affreschi, i disegni, le incisioni, le sculture ecc., non escluse le arti cosiddette minori, come l’intarsio, la ceramiche, l’oreficeria, le maioliche dipinte ecc.
L’iconografia musicale ha una grandissima importanza per il mondo dell’Antichità classica e del Medioevo, periodi da cui non ci sono giunti che pochissimi strumenti conservati e testimonianze scritte non molto consistenti o attendibili. L’iconografia ha invece una importanza marginale per i secoli più vicini a noi (come il XIX e il XX), che sono ben documentati specialmente dalle riprese fotografiche e cinematografiche.

Gli Affreschi del Sacro Speco
Il “Sacro Speco”, detto anche “Monastero di S. Benedetto”, sorse a partire dal XII sec. sopra e intorno alla grotta dove S. Benedetto passò i primi anni di vita monastica. Il complesso comprende due piccole chiese sovrapposte, una serie di cappelle e di grotte riunite da scalinate e il monastero.
Gli strumenti musicali compaiono quasi tutti negli affreschi della chiesa superiore e della cappella della Madonna che la critica attribuisce ad un ignoto “Maestro Trecentesco” (2). Un solo strumento invece si vede nell’affresco, più tardo, del Giudizio Universale che si trova nell’atrio di S. Gregorio ed è attribuito a un cosiddetto “Terzo Maestro del XV sec.” da taluni (3), a un certo “Petrus” (con data 1466) da altri (4).

1 – “Maestro Trecentesco”, Chiesa Superiore, Crocifissione: due trombe diritte (Fig. 1)
, un corno (Fig. 2).
2 – “Maestro Trecentesco”, Chiesa Superiore, parete sinistra, secondo registro, Andata al Calvario: due trombe diritte (Fig. 3), un corno (Fig. 4).
3 – “Maestro Trecentesco”, Chiesa Superiore, parete destra, registro inferiore, Entrata in Gerusalemme: cennamella (o piffaro) (Fig. 5) .
4 – “Maestro Trecentesco”, Chiesa Superiore, parete destra, terzo registro, Ascensione: viella (5 corde), cennamella (o piffaro), (Fig. 6) liuto (6 corde), flauto doppio (Fig. 7).
5 – “Maestro Trecentesco”, Cappella della Madonna, Assunzione della Vergine Maria: a destra dall`alto: cennamella, flauto doppio, liuto (6 corde); a sinistra: viella (5 corde), flauto a tre buchi e tamburo, flauto doppio (Fig. 8).
6 – “Terzo Maestro del XV sec.” o “Petrus”, Atrio di S. Gregorio, Giudizio Universale: tromba diritta (Fig. 9).

Gli strumenti
Gli strumenti della “Crocifissione” e della “Andata al Calvario” rimangono gli stessi, così come uguali sono i personaggi che li suonano. Il cornista è un cavaliere riccamente vestito e con un buffo copricapo “piramidale”. Suona un corno naturale ricavato da un corno di animale, usato spesso nella caccia. I due trombettieri, anch’essi a cavallo, suonano la tromba diritta, detta anche buisine o buccina come la tromba usata dai soldati della Roma antica. La tromba non era solo uno strumento adatto per la sua potenza sonora a trasmettere segnali in ambito militare, ma era anche importante per il suo forte simbolismo: strumento dei re e anche strumento “sacro” (vedi le tante volte che la “tromba” compare nella Bibbia), era uno strumento fortemente decorativo, simbolo della potenza del nobile, della città o dell’esercito. Nell’affresco del “Giudizio Universale” vediamo nuovamente la tromba, questa volta usata da un angelo per annunciare la fine del mondo come riporta l’Apocalisse di Giovanni (5).
La tecnica di emissione sia della buisine  sia del corno da caccia “si basa sullo sfruttamento degli armonici naturali propri dei tubi sonori: il suonatore, facendo vibrare le labbra nell’imboccatura, “cerca” le note sulle quali il tubo naturalmente risuona. Nel registro basso gli armonici sono molto distanti tra loro, per avvicinarsi poi a poco a poco, sino a formare, nel registro acuto, un’intera scala diatonica con qualche semitono cromatico”(6).
Perché nelle due scene della chiesa superiore (una conseguente all’altra: prima l’”Andata al Calvario” e poi “la Crocifissione”) compaiono trombe e corni? Questi strumenti nel XIV secolo erano legati alla nobiltà feudale che li usava per la caccia (il corno) e per la guerra (la tromba). I pittori di questo periodo “attualizzavano” alla propria epoca le scene evangeliche e così, invece di dipingere soldati romani o giudei del I sec. d. C., rappresentavano militari medievali comandati da cavalieri di alto rango.
Una interessante ipotesi sulla tromba e il corno me l’ha gentilmente comunicata il prof. Renato Meucci (7): “La presenza di questi due strumenti mi ha riportato alla mente una questione mai risolta, la presenza nelle fonti antiche Due- Trecentesche della distinzione tra “tuba” e “tubecta” o anche tromba/trombetta, che ho trattato tanti anni fa (Bonner Jahrbuch, XV, 1991), senza saper dare una risposta al perché di questa continua distinzione, presente in tanti autori medievali e perfino degli atti cittadini coevi. Mi sorge per la prima volta il sospetto che con tubecta si potesse chiamare il corno suonato come strumento musicale, il che potrebbe spiegare la distinzione (ben documentata da questi affreschi) tra i due termini.”
I flauti doppi usati dagli angeli dell’”Ascensione” e dell’”Assunzione della Vergine” non sono altro che due flauti a becco suonati insieme e che quindi producono musiche a due voci. Il flauto a becco chiamato anche flauto diritto o flauto dolce, attualmente è molto usato nella didattica musicale delle scuole primarie per la sua semplicità di apprendimento e il suo basso costo. Il mezzo di produzione sonora del flauto a becco “è il fischietto, che viene ricavato nel corpo dello strumento sagomando una lama sulla superficie del tubo, sul taglio del quale viene convogliato il fiato del suonatore tramite un sottile canale ottenuto chiudendo parzialmente con un blocco di legno l’estremità superiore dello strumento. Il getto convogliando sulla lama crea dei vortici che fanno vibrare la colonna di aria contenuta nella cameratura, producendo il suono” (8). Altro tipo di flauto dolce è il flauto a tre buchi suonato dall’angioletto all’estrema sinistra dell’”Assunzione della Vergine”. Questo strumento possiede pochi fori e “la sua caratteristica fondamentale è la sua facilità nel produrre suoni armonici: in questo modo da una sola posizione si possono ottenere tre o più note diverse” (8). Dato che questo tipo di flauto può produrre melodie con una sola mano quasi sempre il suonatore eseguiva un accompagnamento al tamburo con l’altra, come si vede bene nel dipinto.
Lo strumento simile a un flauto, ma con una cameratura più conica che cilindrica, suonato dal buffo bambino dell’”Entrata in Gerusalemme”, dal secondo angelo da sinistra nell’”Ascensione” e dal primo dalla destra in alto dell’”Assunzione della Vergine”, potrebbe essere una cennamella (o bombarda soprano), chiamata anticamente in Italia anche “piffero”. Uno strumento ancora oggi esistente che gli somiglia molto è la ciaramella, che spesso a Natale vediamo suonare dai pastori molisani insieme alla zampogna “a chiave”. Il suono viene prodotto da un ancia “doppia” disposta sulla parte più stretta della cameratura conica e che il suonatore tiene stretta tra le labbra. L’ancia doppia è un “dispositivo formato da due lamine elastiche di legno di canna che sotto la sollecitazione di una corrente di aria entrano in rapidissima vibrazione, chiudendo e aprendo con la medesima frequenza l’imboccatura del tubo e comunicando la vibrazione stessa alla colonna d’aria interna” (9). La bombarda può considerarsi l’antenata del moderno oboe,  nasto in Francia intorno alla metà del XVII secolo.
Due sono gli strumenti a corda presenti nei dipinti del Sacro Speco: il liuto e la viella (o la ribeca?… Il pittore sembra aver dipinto un miscuglio trai due strumenti). Il liuto medievale era uno strumento con la cassa piriforme, la tavola armonica munita di un foro centrale, il manico corto con cavigliere rivolto all’indietro ad angolo e le corde pizzicate con un plettro. Il suo nome deriva dall’arabo al ‘ud ed è proprio in fonti arabe del IX secolo che lo troviamo per la prima volta. Il liuto compare sia nell’”Ascensione” (primo angelo da destra) che nell’”Assunzione della Vergine” (primo angelo da destra in basso).
L’angelo a sinistra nell’”Ascensione” e il primo a sinistra in alto nell’”Assunzione della Vergine” suonano uno strano strumento ad arco che sembra un “incrocio” tra la viella (per le cinque corde, la ribeca ne ha solo tre e per il modo di tenerli) e la ribeca (per la forma complessiva dello strumento). La viella (detta anche fidula dal tedesco fidel) possiede cassa armonica e manico nettamente distinguibili tra loro, cassa armonica con fondo piatto e fasce laterali nettamente distinguibili.  La ribeca era in origine uno strumento orientale, il suo nome viene infatti dall’arabo rabab. Strumento ad arco con la cassa a forma di mandorla, aveva un manico corto e un numero di corde variabile. Le vielle del Sacro Speco sono a 5 corde: da notare l’interessante forma “a testa di drago” del riccio del cavigliere. Si può pensare che il pittore abbia dipinto gli strumenti senza avere davanti i modelli, ma andando a memoria, da dei musicisti che aveva visto, o da altre pitture che ha poi copiato. Questo spiega anche la strana viella-ribeca, non un ibrido di strumento ma un ricordo confuso.
Alcuni angeli stanno cantando, e quindi  (nei due affreschi dell’”Ascensione” e nell’”Assunzione della Vergine”) si tratta di un gruppo misto, che fa una musica sacra con voci e strumenti (probabilmente canta delle Laudi) (10).

1 – Scrivere a: Luca Verzulli, via del colle 1, 00020 Riofreddo (RM). Oppure telefonare allo 0774 929333 o inviare e.mail a l.verzulli@libero.it. Grazie in anticipo a tutti coloro che ci aiuteranno.
2 – Maria Laura Cristiani Testi, “Gli affreschi del Sacro Speco” in I Monasteri benedettini di Subiaco, (a cura di Claudio Giumelli), Cinisello Balsamo (Mi), Silvana, 1982, pp. 132-191.
3 – M. L. Cristiani Testi, Op. cit., p. 200.
4 – Paola Nardecchia, Pittori di frontiera, Pietrasecca di Carsoli (AQ), Lumen, 2001, p. 168.
5 – Cap. 8, versetti 7, 8, 10, 12, 13; cap. 9 v. 1, 13.
6 – Andrea Bornstein, Gli strumenti musicali nel Rinascimento, Padova, Muzzio, 1987, p. 137.
7 – Il prof. Meucci, che qui ringrazio per l’aiuto e i preziosi consigli, è docente di Organologia presso il Conservatorio di Milano, di Storia della Musica presso il Conservatorio di Perugia e Presidente della Fondazione Italiana per la Musica Antica di Roma.
8 – Idem, p. 43.
9 – Idem, p. 64.
10 – La Nuova Enciclopedia della Musica Garzanti, Milano, 1983,  alla voce “ancia” p. 30.
11 – Ringrazio per consigli, suggerimenti e correzioni il polistrumentista e profondo conoscitore della musica medievale Goffredo Degli Esposti, tra i fondatori del celebre gruppo Micrologus.