LA STRAGE DI MADONNA DELLA PACE (AGOSTA)
NEL MAGGIO DEL 1944
di Fabrizio Lollobrigida
Madonna della Pace è una frazione di Agosta, abitata da gente tranquilla, per lo più dedita al commercio, all’agricoltura, legata alla famiglia, alle tradizioni, amante della terra, del lavoro. Una località in provincia di Roma, a cinque chilometri da Subiaco, in una parte molto pittoresca della valle dell’Aniene. Agosta è il comune di riferimento, ma la località comprende territori appartenenti a cinque comuni del comprensorio: Subiaco, Agosta, Cervara di Roma, Canterano e Rocca Canterano. Al centro delle tante abitazioni sparse lungo il fiume e sulle colline coltivate c’è la chiesa con il suo caratteristico campanile a punta, luogo di ritrovo e di incontro di questa popolazione. Ma anche luogo di ricordi belli e brutti, lieti e tristi, come quello che avvenne cinquantasei anni fa in una tiepida giornata di maggio. Un ricordo nient’affatto piacevole, perché a turbare la tranquillità di questa gente accadde qualcosa che nulla potrà mai cancellare dalla loro memoria.
Dunque, correva l’anno 1944 e le truppe tedesche, in ritirata da Cassino, si dirigevano verso il nord percorrendo sia la Casilina sia le strade che attraversano la provincia di Roma, compresa la valle dell’Aniene. Questa loro fuga e presenza nella valle costituiva motivo di attenzione per gli alleati. Inseguiti dalle fortezze volanti americane, i soldati tedeschi si difendevano come potevano, saccheggiando, depredando, uccidendo. Neppure Madonna della Pace sfuggì alla violenza ed alla rappresaglia.
E’ così che alle 13,30 di domenica 10 maggio un violento bombardamento si abbatté su questa contrada. La casa di Enrico Pelliccia fu completamente distrutta; la figlia Giuliana, di 10 anni, morì sotto le macerie. Distrutta pure l’abitazione di Giuseppe Cignitti. La cosa tornò a ripetersi la domenica successiva, fortunatamente, questa volta, senza vittime. Purtroppo non così il 24 maggio allorché, nel corso di un nuovo bombardamento, perse la vita Renato Carlini.
Ma l’episodio più grave, quello che gli abitanti di Madonna della Pace rammentano ancora in tutta la sua drammaticità, è rappresentato da quanto avvenne il 26 maggio.
Era di mattina, quando alcuni soldati tedeschi rinvennero ai margini della strada che conduce a Canterano un loro commilitone privo di vita. Senza accertare le cause della morte (nella zona si è sempre creduto che il soldato fosse precipitato da un camion in corsa, spaccandosi il cranio), il comandante della guarnigione ordinò subito un rastrellamento. Diverse pattuglie setacciarono l’intera zona circostante la chiesa e, tra uomini e donne, furono prese in ostaggio 24 persone che vennero concentrate nell’abitazione di Mariano Tozzi: gli uomini in una stanza, le donne in un’altra. Ma prima ancora che il rastrellamento fosse concluso, ci fu una vittima: Giulio Di Roma, 25 anni. Il giovane, malato di artrosi alle gambe, mostrava evidenti difficoltà nel tenere il passo degli altri prigionieri e a un certo momento, vinto dal dolore, cadde sulla strada. I tedeschi, ritenendo che fosse una finzione, dopo averlo ripetutamente percosso, lasciarono partire una raffica di mitra che lo uccise all’istante. Di fronte a tale agghiacciante spettacolo, Felicetto Di Roma, fratello di Giulio, approfittando di un attimo di smarrimento dei tedeschi dovuto anche al passaggio di un aereo alleato, si gettò in un burrone, finendo nel fiume Aniene, dove rimase nascosto tra la vegetazione per parecchie ore.
Concluso il rastrellamento, intorno alle diciassette furono fatti uscire dall’abitazione del Tozzi sedici ostaggi, tutti uomini, e vennero condotti verso una radura poco distante dalla casa. La sorte si mostrò benevola con Nazzareno Tozzi, che venne liberato perché durante il rastrellamento era già stato privato dagli stessi tedeschi di due vacche e di un cavallo. Per gli altri, invece, vi fu il crepitio della mitragliatrice e la morte per tutti. Alle donne, chiuse ancora nella casa, restò la disperazione per tanti lutti. Solo al mattino successivo fu concesso loro di recuperare i corpi dei congiunti.
A ritrovarli fu Guerrina, la moglie di Mariano Tozzi: – “Ecco apparire agli occhi di Guerrina uno spettacolo allucinante: in una pozza di sangue, le vittime giacciono una quasi sull’altra, come in uno estremo abbraccio. I corpi che vede hanno il torace trafitto alla stessa altezza, mentre un foro di proiettile nel capo di ciascuno sta a dimostrare l’avvenuto sparo del colpo di grazia” (1).
Le donne di Canterano e Rocca Canterano riportarono i corpi dei familiari stesi su una improvvisata barella ricavata da una scala a pioli e coperti con un lenzuolo nei paesi d’origine.
Si era così compiuta una tragedia: 15 cittadini innocenti erano stati immolati sull’altare della libertà mentre sulla radura, da cui si domina Madonna della Pace e che aveva visto compiersi il loro sacrificio, restavano tracce incancellabili del loro sangue.
In quel luogo, all’inizio dell’odierna Empolitana 2, è stato eretto un sacrario per ricordare il sacrificio di: Giulio Di Roma, 25 anni, Domenico Di Roma, 18 anni, Benedetto Di Roma, 56 anni, Arsenio Coluzzi, 45 anni e Gilberto Miconi, 38 anni tutti di Agosta, frazione Il Barco; Francesco Vareni, 50 anni, di Subiaco; Renato Tomei, 26 anni, di Cervara di Roma, frazione Le Selve; Mariano Tozzi, 78 anni, di Canterano; Francesco Mammoli, 41 anni, Bernardino Micarelli, 78 anni, Torello Micarelli, 33 anni, Ascenzio Monteverde, 45 anni, Bernardino Albensi, 20 anni, Antonio Dari, 20 anni, Tommaso Fioravanti, 18 anni, tutti di Rocca Canterano.
1 – F. Ferrari – F. Lollobrigida, Quel giorno a Madonna della Pace, Roma, 1986, p. 70.