FONTANE E FONTANILI NEL TERRITORIO DI AFFILE
di Antonio Tantari
Fin dalla più lontana antichità la cura e lo sfruttamento del patrimonio idrico hanno
rivestito un’importanza che rispondeva, e risponde tuttora, ad una necessità fondamentale
dell’uomo: lo sviluppo degli insediamenti umani.
Ciò ha contribuito all’approvvigionamento pubblico d’acqua, con la costruzione di
pozzi, cisterne, fonti, fontanili, abbeveratoi, spesso situati fuori le mura dei centri abitati.
Per Affile il rifornimento dell’acqua potabile era, prima della costruzione dell’acquedotto
avvenuta solo nel 1931, un grave problema. La sua mancanza metteva a rischio la
salute pubblica e le malattie infettive, specie le febbri tifoidee, serpeggiavano continuamente.
Innumerevoli sono, invece, i corsi d’acqua che scorrono ai piedi del colle dove
sorge Affile e che Jannuccelli descriveva come “fonti perenni” poste “ poco lungi dalle
sue mura” (1).
Tra questi i maggiori sono i torrenti denominati Radicato e Carpena: di quest’ultimo
Marocco ricordava che le sue acque nei momenti di siccità venivano utilizzate per abbeverare
“il bestiame di Afile, Rojate e Civitella” (2).
Nel 1436 gli affilani distrussero il vicino castello di Roccasecca perché i suoi abitanti
avevano offeso le donne affilane che si recavano lungo il Carpena a fare il bucato e a
rifornirsi di acqua potabile dalle fontane pubbliche.
Queste, che spesso erano semplici fontanili dove si abbeveravano anche gli animali,
erano poste fuori del circuito urbano, sparse nella campagna, e garantirono per secoli la
vita contadina e quella della comunità raccogliendo le acque delle sorgenti che, poi, a
forza di braccia venivano portate fino su in paese.
“Chi è stato in Affile conosce quanto scarseggi di acqua, e quanto incomoda cosa sia
andarla ad attingere alla distanza di un miglio” – affermava ancora Antonio Nibby nel
1849 (3). “Andando da Affile a Palestrina” – continua sempre il Nibby – “e discendendo
per la via a sinistra della lapide di Lucio Afilano per chi guarda la chiesa, circa un
miglio dopo si perviene ad un fontanile, e quindi dopo breve salita si scende ad un bivio
dove é d’uopo tenere la via a sinistra, poiché quella a destra conduce a Civitella. Verso
il secondo miglio da Affile passasi dinanzi una casetta a destra ed un fontanile a sinistra,
ed un quarto di miglio dopo un rigagnolo, che va ad influire nell’Aniene sotto
Canterano” (4). Nibby si riferisce alle fontane poste una in località Casa Corvina o
Corrovina e l’altra in località Bavorsa, situate entrambe fuori la porta della Valle.
Si tratta di due delle cinque fontane pubbliche presenti nella campagna affilana al tempo
del Catasto Gregoriano e da questo menzionate (5). Le altre erano la fontana del
Mortaro, nella contrada omonima, che si raggiungeva dalla strada detta delle fontane, la
fontana Ripa posta a nord, che era la più vicina al paese, e la fontana Carpine posta a
sud lungo il torrente omonimo. L’Università di Afile, tra le sue prerogative, aveva quella
di regolamentare l’uso delle fontane e degli abbeveratoi pubblici che richiedevano, da
parte degli amministratori del paese, costanti cure a causa del degrado causato dal note-
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vole utilizzo che ne faceva la popolazione. Perfino lo Statuto comunitativo, promulgato
nel diciottesimo secolo, prevedeva ingenti sanzioni in denaro per coloro che inquinavano
le acque delle fontane pubbliche (6). Il 18 luglio 1784, durante il pubblico Consiglio
dell’illustrissima Comunità della terra di Afile, il Contestabile Domenico Serafini rappresentò
“essere necessario venire al riattamento dei fontanili, e fontane per essersi a
qualcuno di essi rotto il condotto dell’acqua, ad altro dispersa bisognando in questi
ancora il riattamento de muri. In somma viene questo Popolo a bere dell’acque putride
che producono delle malattie, e li bestiami si minuti, che grossi a patire ancor essi per
la mancanza dell’acqua in detti fonti” (7). Il Contestabile stimava, inoltre, di comperare
40 rubbie di calce, necessaria ai lavori, nella “calcara che hà fatta Giuseppe
Coltellaccio”. Il Consiglio approvò la proposta a condizione che venissero richiesti i
preventivi per la spesa.
Vennero così presentati due preventivi: uno del mastro muratore Biaggio Peruzzi, l’altro
del muratore affilano Domenico Viri. Entrambi effettuarono un sopralluogo presso le
fontane “poste nelle vicinanze di Affile, ed altresì valutare la spesa che richiedesi per
riunire e richiamare le acque deviate per altre strade, e smarrite, come ancora per riattare
li muri di esse fontane diruti”.
La fontana del Mortaro aveva “il condotto rotto e necessitava di una selciata tutto intorno”;
quella di Casa Corvina doveva essere “intonacata e dovevano essere rifatti i quattro
pilastri” che aveva “sulla facciata”. La fontana della Bavorsa “era in pessimo stato
malgrado l’abbondanza di acqua”. Infine, in quella di Carpena doveva essere rifatta la
“conduttura per richiamare le acque sperse e deviate”.
Il preventivo del Peruzzi menzionava anche la fontana del Peschio (“con un condotto
lungo 15 palmi e un parapetto lungo 10 palmi”) posta nella omonima contrada e vicina
a quella del Mortaro. Il preventivo del Viri, invece, citava un’altra fontana posta in contrada
La Fontana nuova. Questa aveva una piccola allacciatura e aveva bisogno di “un
piccolo raccolto con muro ad uso di fontanile”. Purtroppo la documentazione non indica
quale dei due preventivi venne scelto per effettuare le riparazioni.
Infine, una considerazione: l’acqua è vitale e necessaria per vivere, irrigare, coltivare.
Oggi, il facile accesso all’acqua non ci fa riflettere su questo bene essenziale e prezioso,
sull’operosità e la generosità dei nostri antenati che hanno consentito, in momenti non
certo più favorevoli dei nostri, la realizzazione di opere di grande utilità che sono alla
base dell’attuale condizione degli abitanti del nostro tempo.
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1- Memorie di Subiaco e sua Badia raccolte dal canonico Jannuccelli cameriere d’onore di Sua Santità,
Custode della Piana biblioteca Sublacense, Genova 1856, pp. 438 – 442.
2- G. MAROCCO, Monumenti dello Stato Pontificio e relazione topografica di ogni paese. Lazio e sue
memorie, Tomo X , Roma 1836, p. 71.
3- A. NIBBY, Analisi Storico-Topografica-Antiquaria della Carta de’ dintorni di Roma, Vol. I, Roma 1849,
pp. 37-45.
4- Ibidem.
5- ASR, Catasto Gregoriano, Affile, Brogliardo, particelle 526, 1079, 1390, 1910 e 1802.
6- ASR, Collezione Statuti, Statuto di Affile (1701), n. 816/5.
7- ASR, Buon Governo, serie II, b. 41, f. Riparazione fontane.