AD LAMNAS, UN LUOGO ANTICO E MISTERIOSO TRA CINETO ROMANO E ROVIANO

AD LAMNAS, UN LUOGO ANTICO E MISTERIOSO
TRA CINETO ROMANO E ROVIANO

di Vincenzo Marchionne

Nel leggere, tanto tempo fa, il libro di mio nonno sulla “Storia di Roviano“, rimasi colpito da una sua categorica asserzione: “Lamnae , così chiamata… per le sorgenti di acqua ferrata che ivi si trovano.”  E poi, ancora: “Lamnae , cioè Ferrata …” (1). Egli dava, cioè, per scontato che la località di Ferrata, posta presso lo sbocco del torrente omonimo nell’Aniene, coincidesse con l’ubicazione di una antica città equicola di nome  Lamnae.
Molte volte  ho poi riflettuto su queste affermazioni senza riuscire a trovare un nesso logico tra il nome Lamnae  e l’acqua ferruginosa, e, tanto meno, tra Lamnae e Ferrata, se non la coincidenza geografica delle indicazioni cartografiche lungo la via Tiburtina presso l’attuale incrocio per Cineto. Ho supposto che forse l’assonanza con il latino amnis (il fiume) avesse orientato gli studiosi ad individuare una relazione tra l’origine del nome Lamnae ed il torrente Ferrata.
Ho anche pensato, con un po’ di fantasia, che forse Lamnae, esserndo una contrazione di Laminae, indicasse che il torrente di Ferrata presentava lamine di materiale ferroso da cui il nome della località, ma queste spiegazioni mi parvero non abbastanza confortate da informazioni sicure.
Preso da questo interessante enigma, ho via via cercato e raccolto antiche mappe e carte geografiche della zona, constatando così che là, effettivamente fin dall’antichità, era  indicato  un luogo lungo la via Tiburtina, dopo Vicovaro, il cui nome dovrebbe essere Lamnae. Dico dovrebbe, perchè i cartografi, piuttosto che questa indicazione, riportano, come vedremo, l’indicazione Lamnas  oppure ad Lamnas o altre ancora.
A questo riguardo è necessario premettere che tutta la cartografia antica disponibile, e da me esaminata, non ha nulla a che vedere con la cartografia moderna, sia perché non è in scala sia perché non indica sistematicamente l’orografia, le strade ed i corsi d’acqua, limitandosi ad indicare approssimativamente, senza punti precisi di riferimento, l’ubicazione di luoghi noti nell’antichità. Fatta eccezione per le Tavole Peutingeriane (2), sembra trattarsi in genere di carte compilate da studiosi ad uso dei governanti per dare una mappa generale delle località rilevanti nel territorio ed eseguite via via copiando ed aggiornando quelle più antiche, senza la base di un lavoro sistematico di rilevamento ed introducendo spesso errori ed imprecisioni sia nella toponomastica sia nell’ubicazione relativa dei luoghi.
Le carte geografiche più antiche relative al nostro territorio, che sono riuscito a consultare, sono le Tavole Peutingeriane, così chiamate dal nome dell’archeologo Konrad Peutinger che le trovò. Si tratta probabilmente di tavole copiate nel periodo medioevale, intorno al XII-XIII secolo, da quelle originali relative al III o IV secolo. In queste tavole, sia nella terza sia nella quarta, la località in questione viene indicata con la scritta Lamnas ed è posta tra Varie, cioè Vicovaro, e Carsulis, l’attuale Carsoli, senza altre località intermedie e ciò fa pensare che queste carte riportassero prevalentemente i luoghi di sosta usuali per i viandanti lungo le strade consolari. Anche il tipo di rappresentazione grafica a sviluppo lineare fa pensare che queste tavole fossero prevalentemente destinate ad indicare le tappe, un po’ come le attuali rappresentazione schematiche delle autostrade con la sola indicazione dei caselli. Peraltro, alcuni luoghi di particolare interesse accessibili dalle consolari sono indicati con la forma ad, come per esempio: ad Aquas Albulas, prima di Tivoli, oppure: ad Statuas, sulla via Labicana, come per indicare che da lì si accede alle Acque Albume o ad uno Statuario.
E’ importante notare che l’indicazione cartografica è Lamnas (accusativo) e non Lamnae (nominativo) e pertanto si deve ritenere che l’indicazione originale fosse ad Lamnas.
La carta datata 1563 di Fernando Bertelli, relativa al territorio di Roma, riporta prevalentemente  castelli, borghi, resti di ville romane e non il percorso delle consolari. In questa carta sono indicati Vicovaro, Riofreddo, Subiaco, Tivoli, Villa Adriana, ma non Lamnae,  e ciò sembra dimostrare che la località di cui parliamo non fosse sito di costruzioni o reperti archeologici.
Successivamente nella carta geografica di Giovanni Antonio Magini, datata 1604, carta dedicata prevalentemente ai luoghi abitati, per la prima volta compare nel sito l’indicazione Scarpa, antico nome di Cineto, ma non compare Lamnae. Finalmente nel 1624, nella carta geografica di Filippo Cluver, una delle prime carte che oltre ai castelli pone in evidenza colli, monti e sorgenti di acqua, ricompare l’indicazione ad Lamnas, posta tra Vicovaro e Subiaco, senza altre indicazioni intermedie se non alcune relative a vicine sorgenti d’acqua. Si nota che la dizione riprende quella delle Tavole Peutingeriane e lascia intendere che  quel luogo non si chiami Lamnae, ma di lì si accede ad Lamnas. Peraltro lo stesso autore in una successiva tavola indica il sito con la dizione Lamina in prossimità di un borgo o castello situato dove in altre carte è indicato Scarpa. In due successive carte geografiche datate 1638 e 1693 nel sito stesso ricompare l’indicazione  Scarpa ma non Lamnae. Infine nella carta di Giovanni Petroski datata 1767, nel sito in questione ricompare l’indicazione un po’ diversa ad Laminas, oltre all’indicazione Scarpa posta più a monte.
Da tutte queste annotazioni cominciai a pensare che forse il nome Lamnae non fosse il nome di un castello o di un borgo ovvero di una antica città  perché in nessuno di questi casi il cartografo usa la forma  ad Tiburim o ad Carseolum o ad Scarpam. Ho pensato che potesse trattarsi invece di una località alla quale si poteva accedere uscendo dalla via Tiburtina in prossimità di Scarpa e caratterizzata dalla presenza di qualcosa chiamato in latino medioevale: Lamnae, Laminae, Lamae o un nome del genere modificato attraverso le successive trascrizioni. Cominciai a cercare ancora con maggiore attenzione sui documenti antichi se fosse esistita una località che, situata nella zona di confine tra Cineto e Roviano, potesse avere un nome simile, ma non ho trovato alcun indizio confortante.
Finalmente, e casualmente, un giorno di molti anni fa, mentre esploravo l’antico percorso della via Tiburtina, che parte da Ferrata e si inerpica verso Riofreddo, intercettato più volte dalla ferrovia, incontrai un vecchio seduto davanti al cancello di un fondo rustico e mi soffermai a parlare con lui di cose antiche che soltanto un uomo di quell’età poteva forse ricordare. Con mia grande sorpresa, mentre mi indicava una località non lontana verso ovest, di fronte a sé, mi disse con assoluta chiarezza: – Mio padre mi portava su alle lame. – Cosa sono le lame ? -  chiesi subito, colpito da quella inaspettata citazione. Il vecchio mi rispose con assoluta sicurezza: – Le lame sono là, verso  Cineto.
Mi parve importante che anticamente in quel territorio esistesse una località chiamata dagli abitanti  Le lame e da quel giorno ho riflettuto a lungo su quell’informazione ed ho preso in seria considerazione l’ipotesi che le indicazioni  riportate sulle antiche carte geografiche, in prossimità  del bivio dell’Osteria di Ferrata, stessero ad indicare la strada da seguire per recarsi nella località chiamata  Le lame. Ho anche meditato sul fatto che la dizione Lamnas, ovvero ad Lamnas, compare soltanto sulle Tavole Peutingeriane che, come abbiamo visto, descrivono il percorso delle strade consolari romane attraverso l’indicazione dei luoghi che attraversano, e dopo alcuni secoli ricompare sulla carta di Filippo Cluver nella quale viene dato rilievo a riferimenti idrici e geologici, più che a riferimenti di insediamenti umani nella zona. Ho allora cominciato ad ipotizzare che la voce Lamnas potesse indicare una particolare situazione orografica, geologica o idrica, piuttosto che un antico insediamento ed ho indagato nei documenti latini per scoprire se e cosa si potesse indicare con una simile espressione.
Ai tempi di Orazio, non lontani dalla compilazione originaria delle Tavole Peutingeriane, si usava chiamare con il nome Lama o Lamae le località acquitrinose che, prossime a torrenti, avendo un fondo argilloso si allagavano ed acquistavano le caratteristiche del pantano. Nel vocabolario di latino di Castiglioni e Mariotti, alla voce lama si legge: “pozzanghera, pantano, palude” e viene subito da pensare che la voce “pantano” ricorre spesso nel nostro territorio come indicazione di un terreno prossimo al fiume e ad un torrente. Inoltre nel linguaggio della geologia (vedi enciclopedia Rizzoli–Larousse) si chiamano “lame” nell’Appennino centrale lo scivolamento di rocce argillose, cioè la superficie scoscesa di pendii franati.
Peraltro nel vocabolario latino si trova anche la voce lamna o lamnae, sinonimo di lamina o laminae, che significava  “lastra”, non necessariamente di metallo.
Stando così le cose o si tratta di un errore nella trascrizione medioevale delle Tavole, per cui Lamas è diventato Lamnas e si trattava in realtà dell’indicazione di una zona acquitrinosa (pantano) o di una zona franata con pendii impervi, oppure si deve pensare che in quel punto della Tiburtina si accedesse ad un sito caratterizzato dall’importante presenza di lastre tanto da farlo indicare ad Laminas, cioè “da quì si va alle lastre”, probabili stratificazioni di pietre o accumulo di lastre di ferro. Peraltro deve essere tenuto conto del fatto che proprio in quella zona Cineto Romano era indicato nel Medioevo con il nome di Scarpa, nome non di origine latina, e ritengo che questo stesse ad indicare in italiano volgare un riferimento all’andamento scosceso del suo territorio.
In definitiva, sono orientato a ritenere che l’indicazione Lamnas o ad Lamnas  non  sia riferibile  al nome di un insediamento abitativo proprio per il tipo dell’indicazione ad mai usata per una città, castello o borgo aventi un proprio nome, ma utilizzata invece con costanza per indicare luoghi rimarchevoli per qualche presenza specifica: “ad villam”, “ad statuas”, “ad aquas”. Escluso pertanto che Lamnae fosse il nome proprio di una città ed anche escluso che ivi si trovassero i suoi ruderi, che altrimenti sarebbero stati indicati “ad ruinas Lamnae”, sono convinto che il sito fosse così chiamato per indicare una particolare morfologia del territorio.
Ritengo, in conclusione, probabile una delle due ipotesi, lungi dal voler essere comunque definitive:
a) Si tratta di un errore nella trascrizione delle Tavole Peutingeriane, ed il luogo si chiamava ad Lamas. Questa ipotesi sembra avvalorata dalla testimonianza dell’antica denominazione, ancora nell’Ottocento, di un luogo prossimo a Cineto chiamato appunto “Le lame“ ed anche dal fatto che in situ erano certamente presenti nell’alto medio evo sia zone allagate dal torrente Ferrata in piena, sia pendii scoscesi detti in latino “lame”. Visto poi che in quel sito, nelle carte, l’indicazione Scarpa non risulta mai contemporanea a quella di Lamnas ma in alternativa, si può anche supporre che Cineto fu costruita in località prossima a “Le lame”, assumendo il nome analogo di Scarpa (da scarpata), per cui l’indicazione fu sostituita nelle carte relative agli insediamenti lungo la via Tiburtina.
b) In situ emergevano all’epoca singolari stratificazioni rocciose, tanto particolari da farne caratterizzare il posto con l’indicazione “alle lastre”. Sarebbe un caso analogo a quello che esiste nel territorio di Viterbo, dove alcuni enormi formazioni cristalline di pietra basaltica a forma di fascio di lunghi parallelepipedi danno al luogo il nome di “alle frecce infisse”.

1 – Cfr. E. Marchionne, Storia di Roviano, Tivoli, 1917, p. 15.
2 – Tabula Peutingeriana, in Le carte del Lazio, a cura di A. P. Frutaz, Roma, 1972.