Capistrello (altezza 738 m.s.l.m., Ab. 5200), posto all’interno di una stretta gola che interrompe il versante sinistro dell’alta valle del Liri, sorge sopra lo sbocco dell’emissario romano del Fucino. Il suo nome compare alla metà del secolo XI, ad indicare un castellum situato lungo il fianco sud del monte Arezzo. Il centro storico si è sviluppato attorno a questa struttura, della quale oggi non restano tracce. All’epoca feudo di Simone e Crescenzio da Capistrello, signori locali assoggettati ai potenti Conti dei Marsi, è stato fin dalle origini baluardo di confine tra i vari potentati succedutisi nel centro Italia, ospitando guarnigioni militari e sede daziaria. Nel suo territorio è attestata fin dalle origini la presenza di mulini ad acqua. Passato il periodo medievale, seguì le sorti della Provincia di Abruzzo Ulteriore II, subendo le varie dominazioni baronali (gli Orsini, i Colonna). Fu infine Comune centrale durante il periodo murattiano. La chiesa madre, di impianto rinascimentale, ha ora forme tardobarocche, ed è dedicata a S. Antonio di Padova. Tra le altre chiese, la pieve cinquecentesca dell’Assunta, il romitorio medievale di S. Maria del Monte, e la chiesa oggi dedicata a S. Barbara, edificata su ruderi rinascimentali attorno al 1854 con il titolo di “Madonna della Purità”. Sulla parte centrale del borgo antico si impone la mole di palazzo Lusi, recentemente restaurato. Sul finire dell’Ottocento il paese conobbe una forte espansione demografica, legata alla realizzazione del nuovo emissario fucense e della ferrovia per Sora. A questo periodo risale l’affermazione dell’arte degli scalpellini –impegnati nelle numerose cave- e di quella dei minatori, tuttora esercitata da molti operai. Dopo il terribile terremoto del 1915, la costruzione di un nuovo quartiere per i senzatetto indicò la nuova direttrice di espansione dell’abitato, che si è progressivamente spostato a est, verso i piani Palentini. Il comune ha due frazioni, Pescocanale e Corcumello (ricca, quest’ultima, di edifici e opere di valore storico-artistico). È, inoltre, insignito di Medaglia d’oro al Valore Civile, per un efferato eccidio verificatosi il 4 giugno 1944, quando soldati tedeschi fucilarono per rappresaglia 33 giovani marsicani. (gi. ri.)