Nel 1874 l’archeologo tedesco Hirschfeld acquistò in Turchia un antico manoscritto greco, che venne tradotto e pubblicato a Berlino da Carl de Boor nel 1888. Si trattava del racconto di un monaco anonimo vissuto agli inizi del X secolo. L’autore narrava, come testimone diretto, le vicissitudini dell’abate Eutimio, suo contemporaneo, successivamente eletto patriarca di Costantinopoli (903-912). Durante la seconda guerra mondiale il manoscritto originale (Berol. gr.№ 55), conservato a Berlino, scomparve. Spettò poi al grande bizantinista russo Aleksandr Každan, nel 1959, approntarne un’esemplare versione in russo accompagnata da uno studio critico che costituiva una vera e propria monografia.
A distanza di oltre 50 anni appare ora la prima traduzione italiana completa di quest’opera del Každan, curata da Nicola Cariello.
La “Cronaca di Psamatia” costituisce un documento unico nel suo genere sia come fonte storica che dal punto di vista letterario. Nel racconto dell’anonimo bizantino compaiono alcuni dei personaggi di maggior rilievo nella storia dell’epoca, che assisté ad una dura contrapposizione fra Stato e Chiesa a causa del divieto imposto dal patriarca al quarto matrimonio dell’imperatore.
Nella vicenda furono coinvolte figure laiche ed ecclesiastiche e la lotta, anche sanguinosa, provocò uno scisma che durò a lungo e nel quale intervenne anche la Chiesa di Roma. Il Každan, nel suo studio, approfondisce tutti i temi di questa storia, da quello religioso a quello artistico e letterario e soprattutto quelli relativi alla struttura sociale dell’impero bizantino. D’altronde, lo studioso russo, membro dell’Accademia delle Scienze dell’URSS e ricercatore presso il Dumbarton Oaks di Washington, ma noto soprattutto per la redazione dell’Oxford Dictionary of Byzantium, è tuttora reputato uno dei massimi bizantinisti a livello mondiale.
Al Cariello, dunque, attento e appassionato studioso di storia e ottimo scrittore, il merito di aver reso accessibile anche agli studiosi italiani questo raro documento, presentato in una lingua perfetta e scorrevole, che ne rende assai piacevole la lettura ed agevola la comprensione.
In ogni caso un’opera che apre un ulteriore spiraglio sulla tormentata storia di Bisanzio (Eugenio Ricciuti).