DIS-INCANTI, DIANOIE METANOIE PARANOIE D’UN VEGLIARDO DIARISTA VIRTUALE

G. SFORZA, Dis-Incanti, Diànoie Metànoie Parànoie d’un Vegliardo diarista virtuale, Fabreschi Editore, Subiaco 2023, (16×23), volume III, pp. 284.

Ha visto la luce quest’anno la terza parte di Dis-Incanti “trascrizione a stampa di un diario virtuale degli ultimi dodici anni nel quale l’autore, quasi nonagenario uomo del presente, non si limita a riflettere sugli eventi del giorno e ad esternarne le risonanze che dentro di lui hanno, ma lancia retrospettivamente un potente fascio di luce sul suo complesso passato, non trascurando le vivissitudini della mente e del cuore, a partire dai remoti anni dell’infanzia fino, via via, agli anni della lucida senescenza”. Così, nel numero 81 di questa rivista, l’A. presentava la prima parte del suo zibaldone, che trova la sua genesi, come lui stesso avverte, in un diario virtuale o, meglio, in una serie di note scritte affidate, giorno dopo giorno, alla realtà digitale alla quale compartecipano numerosi visitatori che leggono, commentano ed intervengono, rendendo vivi quegli appunti: in questo terzo volume sono state trascritte le note che vanno dal n. 965 al 1056.
Anche nel presente tomo il prof. Sforza non fa che manifestare, con la potenza di un vulcano in eruzione, il suo inesauribile “spirito bruniano-nicciano-dannunziano” che, pagina per pagina, trascina il lettore in una sorta di vorticoso e fascinoso caos punteggiato da lampi di memoria che fluttuano e rischiarano personaggi, eventi, impressioni, brani poetici e musicali, tranches-de-vie registrate una volta ed impresse per sempre.
Agli antichi e preziosi ricordi si accostano gli appunti di vita quotidiana, le passeggiate nel quartiere romano il cui il Vegliardo vive e le brevi vacanze in quel di Vivaro Romano, i momenti dedicati all’ascolto della (musica salvatrix) e quelli meno piacevoli riservati ad una visita medica. Nè mancano note sull’attualità politica, laddove l’A. non teme di esternare liberamente le sue opinioni di spirito libero, pur conscio del pericolo di incorrere eventualmente nello psicoreato di orwelliana memoria.
Questi brevissimi cenni non possono che lumeggiare appena il ricchissimo zibaldone del professor Sforza. Da ogni pagina scaturiscono mille visioni in cui la realtà e la fantasia si sposano spesso dando vita a una sintesi originalissima che affascina il lettore. Non resta che ricorrere, infine, insieme con l’A. all’invocazione bruniana: Chàirete Dàimones! Laudati siano gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno! (NiCa).