S. Ceccarelli. Divus Vespasianus
Comune Cittaducale, 2009 Fabreschi srl Subiaco, (cm 17×24), pp. 72, illustrazioni colore nel testo, s.i.p.
È nota la cinica risposta che Vespasiano fece al figlio che si lamentava per il modo come l’imperatore romano faceva denaro tassando i frequentatori dei bagni pubblici – che da lui, tra l’altro, presero il nome: vespasiani, appunto: «Pecunia non olet» (i soldi non puzzano). Un modo di dire di una attualità incredibile, vista l’orribile sanatoria del Governo a favore degli evasori che hanno portato i capitali all’estero e che passa per “scudo fiscale”. Vespasiano era nato nel 9 d. C. in un villaggio Falacrine (oggi Cittareale) nei pressi di Reate (Rieti) da famiglia contadina. Capostipite della dinastia dei Flavi, riuscì a diventare imperatore dopo anni di caos e guerre, passando alla storia come un abile restauratore e sagace amministratore dell’impero grazie al suo “buon senso” e alla sua praticità. A lui, per altro, si deve la costruzione dell’anfiteatro Flavio (Colosseo). Morì «in piedi» a Cutilia (Cittaducale) nel 79 d. C., 1930 anni fa. A raccontare in maniera agevole e documentata le gesta di questo grande imperatore sabino – ma non solo di lui – è l’architetto Stefano Ceccarelli, non nuovo in queste imprese (ha scritto, tra l’altro, di Vulci, Satricum e Villa Adriana). Il volume è arricchito da ottime illustrazioni e una gradevolissima impostazione grafica. (Artemio Tacchia)