IL MONTE FRUMENTARIO DI AFFILE
di Antonio Tantari
I Monti Frumentari, nati sul finire del XV secolo, erano istituti di beneficenza che praticavano il prestito del grano per la semina e per il consumo. Essi ebbero un ruolo importante nell’economia agraria italiana soprattutto nei secoli XVI – XVIII.
Andavano incontro alle esigenze dei contadini che, al momento della semina, non avevano sufficienti scorte, cosa assai frequente soprattutto quando il raccolto dell’anno precedente era stato modesto. Erano forniti di una dotazione di grano così da anticipare al singolo coltivatore la quantità necessaria per la semina ad un tasso di interesse molto modesto. Queste istituzioni erano indubbiamente utili ai contadini perché li sottraevano alle grinfie degli usurai che per secoli avevano imperversato sugli agricoltori.
Nell’Archivio Parrocchiale di Affile esiste un documento che annota e raccoglie, in diciassette Capitoli, uno Statuto per il Monte Frumentario “da inviolabilmente osservarsi” che sono “copia di quelli stabiliti in Nettuno che servir potranno per norma” (1). Purtroppo il documento non riporta l’estensore di tale Statuto né la data in cui è stato scritto. Non sappiamo neanche se tali Capitoli furono mai sottoposti al “Generale Consiglio della Comunità” per l’approvazione, come era espressamente previsto in uno di essi.
Per Affile, quindi, non conosciamo l’anno di istituzione del Monte Frumentario ma che questo istituto esistesse fin dal secolo XVIII è provato da un documento conservato nell’Archivio di Stato di Roma. Infatti, il 13 dicembre 1829, il Consiglio Comunale di Affile decise il restauro della Casa Comunale posta in contrada “La Piazza” andata bruciata nel 1799 durante l’insorgenza antifrancese. Dalla relazione consigliare sappiamo che prima dell’incendio era adibita a Casa del Giudice, a Stanza per la Segreteria, a Sala Consiliare e infine a “granaro” per il Monte Frumentario (2).
Sul prestito di grano gravavano interessi annuali che nei documenti sono attestati sul valore di una coppa piena per ogni coppa rasa ottenuta in prestito: “a colmo misurato in quella coppa, che resta bollata entro e fuori coll’arma o stemma di Pio VI di Fel: Mem.” (3). La restituzione avveniva “al suono della Campana entro il mese di settembre, o di ottobre” (4).
Ciascun agricoltore, con l’ausilio di un garante, denominato “sicurtà”, stipulava un contratto con gli amministratori del Monte, detti “Montisti”: il Direttore era responsabile del magazzino dei grani, mentre un altro funzionario, l’Esattore, provvedeva all’esazione del debito; il grano restituito doveva essere “di buona qualità, secco, e macinabile, diversamente in caso di mancanza si obbligano simul et in solidum anche le rispettive sicurtà a tutti li danni, interessi e spese tanto giudiziali che estragiudiziali” (5).
Da una relazione del Priore di Affile, Raffaele Frosoni, dell’ 8 luglio 1844, redatta su richiesta del Governatore di Subiaco sollecitato dal Vescovo della diocesi Sublacense a prendere contatti con i parroci e i pubblici rappresentanti di Affile per rimettere in piedi il tanto necessario istituto, apprendiamo che “colla efficace mediazione del Commendatario Galleffi” nel maggio 1826 si ottenne dalla Reverenda Camera Apostolica in beneficio della classe indigente di questo paese allora penurioso di cereali, l’erogazione di circa rubbia 18 di granoturco, al costo di scudi 60, che fu distribuito a titolo di “imprestanza” alle famiglie più bisognose “coll’obbligo della restituzione nella prossima raccolta coll’aumento della sola colmatura come realmente avvenne.
“Quindi – prosegue Frosoni nella sua relazione – sino all’anno 1836 è stato sempre amministrato da un Deputato, il sacerdote D. Giovanni Titocci (sotto la immediata dipendenza dell’Ordinario senza veruna ingerenza di questo Municipio) unitamente ad un Esattore da esso annualmente prescelto, e d’allora in poi, stante le scarse raccolte avvenute non si è più curata l’esigenza aumentata nell’ultima imprestanza seguita in maggior di detto anno 1836 sino a Rubbie 65 di granoturco, come ho verificato dal Registro delle obbligazioni esistente in mano di Filippo Felici come Esattore del medesimo; per il che – concludeva Frosoni – su tal ramo non esistono risoluzioni comunali di sorta alcuna” (6).
Successivamente il Cardinale Spinola, durante la visita pastorale effettuata nel 1839, venuto a conoscenza che il Monte Frumentario di Affile aveva effettuato l’ultima distribuzione nel 1836, ingiunse al direttore del Monte, don Giovanni Titocci, di ripristinarlo, “anco mediante le vie legali”; anche la Magistratura di Affile era stata esortata ad effettuare la nomina di un Esattore ma anche questa non venne mai effettuata (7).
Solo nel settembre del 1844, su decisione del nuovo vescovo, cardinale Polidori, vennero giudizialmente convocati i cittadini debitori del Monte e fu loro ingiunta la restituzione “delle quote del genere da loro percette” durante l’ultima distribuzione (8).
Questa ingiunzione provocò forti rimostranze da parte dei debitori “per la tenuità dei raccolti in quella stagione”, confermata al Cardinale anche da persone di sua fiducia (9).
Il Polidori, ritenendo vantaggiosa l’istituzione del Monte, nella visita effettuata nel maggio del 1845 ordinò che, “nell’imminente futura raccolta”, quello venga ripristinato e vengano restituite le quote debitorie aumentate degli interessi annuali, confermando a Direttore il Titocci ed eleggendo in qualità di Esattore Bartolomeo Fochetti.
Il Cardinale dimostrando di conoscere che un forte ostacolo a tale restituzione avrebbe potuto essere originato proprio dagli interessi annuali maturati dal 1836, a tal proposito ordina che “venga esigito un solo aumento, condonando tutti gli altri, come se nell’anno decorso fosse stata eseguita la distribuzione”.
Nelle conclusioni del suo Decreto, il Polidori si augura “che tali disposizioni non troveranno oppositori che le considerino pregiudiziali”. In tal caso il Direttore e l’Esattore sono autorizzati “ad esigere da quelli l’intero numero degli aumenti decorsi dall’epoca dell’ultima distribuzione” (10).
Tali misure non ebbero, a quanto sembra, il risultato sperato se il 31 agosto 1856, in un rapporto al Presidente di Roma e Comarca sullo stato del Monte Frumentario, il Priore Comunale Domenico Felici afferma che dal 1836 fino al 1855 ne fu abbandonata la riscossione.
Il Felici riferisce anche che venuto a conoscenza di ciò il vescovo cardinale D’Andrea ne ordinò l’immediata riattivazione al pubblico Consiglio, il quale il 28 ottobre 1855 procedette alla nomina di due montisti: don Giovanni Titocci e Nazzareno Alesi e come esattore venne nominato Giovanni Buffetti. Questi procedettero alla riscossione ottenendo rubbie 64 e mezzo di granoturco che nel maggio successivo fu di nuovo distribuito alle 214 famiglie bisognose, come risulta dal Registro dello stesso monte. Concludendo la sua relazione, il Priore però afferma che stante la scarsissima imminente raccolta difficilmente potrà realizzarsi la restituzione (11).
Per Affile la registrazione dei prestiti rimane documentata solo per il 1834 (Libro Mastro ed Elenco dei Debitori del Monte Frumentario) quando erano “Deputati” Giovanni Titocci in qualità di Direttore, e Benedetto Graziani in qualità di Esattore, e per il biennio 1859-1860 (Fascio di Ricevute della Somministrazione del Grano) (12). A tale compito il 28 agosto 1859 il Consiglio Comunale aveva nominato due nuovi montisti nelle persone di Nazareno Alesi e Luigi Pizzelli, mentre Giovanni Titocci era sempre il Direttore e l’Esattore era Nazzareno Alesi. Dopo il 1860 non si hanno più notizie sull’attività del Monte Frumentario di Affile, ma solamente di acquisto presso terzi di grano per i bisogni delle famiglie indigenti del paese (13).
La costituzione dei Consorzi Agrari, che potevano fornire sementi selezionate e di buona qualità e, per di più, concedere sovvenzioni in denaro agli agricoltori, esaurì la funzione dei Monti Frumentari. Questi, assorbiti dalle Congregazioni di Carità istituite con la legge 3 agosto 1862, n. 753, furono posti in liquidazione. Ovviamente tale legge ebbe effetto nel nostro territorio solo dopo il 1870 (14). Non sappiamo con certezza se la Congregazione di Carità di Affile oltre alle Confraternite esistenti riunì anche il Monte Frumentario esercitando in toto le sue funzioni.
In seguito, le Congregazioni di Carità con la legge 3 giugno 1937, n. 487, furono disciolte e ribattezzate E.C.A. (Ente Comunale Assistenza).
Gli E.C.A., sciolti nel 1977, erano Enti con personalità giuridica e pubblica, amministrati da un Comitato composto da un numero variabile di membri eletti dal Consiglio Comunale, che restavano in carica quattro anni con nomina approvata dal Prefetto. Gli scopi degli E.C.A erano gli stessi propri delle Congregazioni di Carità, e cioè l’assistenza agli individui e alle famiglie che si trovavano in condizioni di particolare necessità, assumendone, occorrendo, anche la rappresentanza tanto in sede amministrativa quanto in sede giudiziaria.
1-Archivio Parrocchiale di Affile, Monte Frumentario, Annotazioni.
2-Archivio Stato Roma, Presidenza di Roma e Comarca, Amministrazione Comunale, b. 70. Nel Catasto Gregoriano la particella corrispondente alla Casa Comunale è la n. 54.
3- Archivio Parrocchiale di Affile, Libro Del Monte Frumentario di Afile del Corrente Anno 1834. Una coppa corrispondeva a circa 24,5 litri.
4-idem.
5- idem.
6- ASR, Presidenza di Roma e Comarca, Beneficenza, b. 1252
7-Archivio di S. Scolastica, Visite Pastorali, Vol. 21, 12 maggio 1845, p. 129 r.
8-idem.
9-idem.
10-idem.
11- ASR, Presidenza di Roma e Comarca, Beneficenza, b. 1252.
12-La modesta documentazione non può essere testimone della breve vita e della scarsa attività di questa istituzione, bensì è sintomo della scarsa cura e poca attenzione che nel corso del tempo si sono prestate a tale documentazione d’archivio.
13- ASR, Presidenza di Roma e Comarca, ibidem.
14-Le Congregazioni di Carità, erano organismi di coordinamento di tutte le attività assistenziali non istituzionalizzate svolte in ciascun Comune.