di Vincenzo G. Pacifici
Nel 1831 è insediata nella nostra città, composta da 9 cittadini e da alcuni parroci, una commissione del timore “del morbo contaggioso del Cholera Morbus”. Proprio alle farmacie in previsione della catastrofica epidemia incombe l’obbligo di disporre di “articoli dei medicinali ed altro che sono più indicati”, cioè “etere solforico, acetico e moriatico, liquore anodino di Hoffmann, acido vitrilico, canfora, castoro, oppio, succino, acidi minerali, manganese, salmarino, nitro, china, calomelano e preparazioni mercuriali, ammoniaca liquida, oglio di noce moscata, oglio di cajeput”.
L’unico dato confortante, del tutto isolato, è riscontrato nella “nettezza, eleganza e bella tenuta” delle spezierie cittadine, quella di Antonio Carlandi in piazza del Trevio, del convento di S. Giovanni, di Vincenzo Rosati in via S. Valerio e di Francesco Salvi in piazza della Regina.
Nel 1873 – siamo ormai nell’Italia liberale – dopo la bocciatura dell’istanza di eliminare la farmacia in via S. Valerio, la prefettura, in base all’ordinamento pontificio del 1836, sulla scorta del numero degli abitanti più basso rispetto ai 9000 necessari per una terza spezieria, segnala al sindaco, senza effetto, di trasferire nell’area di S. Valerio una delle 2 esistenti nel centro. Presso l’archivio comunale i primi documenti presenti risalgono al 1876. Con una circolare del 20 agosto il prefetto Camillo Caracciolo marchese di Bella chiede di conoscere il quadro degli “esercenti professioni sanitarie” nel Comune. Dalla risposta risultano essere 4, i tre tiburtini Ignazio Carlandi, diplomato all’Università di Roma il 12 luglio 1847, Luigi Bonatti ( 31 luglio 1859) e Nicola Rosati (8 maggio 1848), e il responsabile della farmacia ospedaliera fr. Rocco Cipolletta, nato a Mugnano di Napoli, del quale – a leggere le precisazioni fornite – “presso l’Università romana esistono i requisiti per ottenere il diploma”.
Nel 1879, alla abituale circolare del prefetto di Roma (dal 28 luglio 1878 è Pericle Mazzoleni), si risponde dal Comune riferendo di due sole novità: institore dell’attività presso il nosocomio è Ambrogio Valentini da Otricoli, diplomato il 3 luglio 1819 all’ateneo capitolino, mentre la farmacia Carlandi conta come assistente Antonio Palumbo da Montemilone, il cui titolo è stato conseguito il 9 dicembre 1874 a Napoli. L’8 giugno dalla prefettura si lamenta la mancata indicazione dei dati relativi all’autorizzazione necessaria “per poter legalmente condurre una farmacia”. Il 3 luglio il sindaco Tomei, inaugurando una lunga diatriba, replica in maniera non poco polemica: “Le 4 farmacie aperte al pubblico in questa città contano cento e più anni di vita, quindi gli attuali conduttori mi hanno risposto che non è loro dato di rintracciare il permesso autorizzativo l’apertura. In ogni modo, hanno soggiunto, le quante volte occorra una nuova autorizzazione ministeriale, sono disposti ad invocarla non appena la SV si sarà degnata di notificare loro gl’incombenti a compiersi ed i documenti da prodursi”. Pressato da rinnovata richiesta, Rosati fornisce la data del 1848 (in facultate pharmaceutica) e gli altri confermano le indicazioni già citate. Tomei puntualizza la condizione comune di proprietari. Dopo una nuova comunicazione del luglio il sindaco Tomei precisa che i responsabili delle 4 sedi sono muniti della matricola di “alta farmacia”. La lentezza dei 4 professionisti, nel completare i dettagli sollecitati, richiede un ulteriore scambio di note, concluso solo il 31 ottobre con l’autorizzazione rilasciata all’Ospedale, sul cui titolare, “dalla grave età di circa 80 anni”, era stata sollecitata adeguata attestazione sulle condizioni fisiche e morali. Nel 1880 si registra una novità: nel mese di giugno viene proposta e perfezionata la nomina di un institore, Giuseppe Giordani, diplomato nel 1842 presso l’Università di Bologna, da parte degli eredi di Nicola Rosati. A fine anno risultano operativi Carlandi, Bonatti e Valentini. L’anno successivo, mentre institore della farmacia di proprietà del civico Ospedale diviene Gaetano Gentili, la responsabilità della spezieria già Rosati viene assunta da Carlo Riccardi, proprietario dal 26 ottobre 1880 e diplomato presso l’Università di Roma dal 2 luglio 1881. Superate le difficoltà burocratiche, il 7 novembre 1882 Riccardi è autorizzato “a condurre in qualità di titolare la farmacia di sua proprietà”. La riottosità, dovuta con tutta probabilità alla giovane età (era nato nel 1858 a Riofreddo), crea a Riccardi rischi piuttosto seri (dalla prefettura si arriva a prospettare la chiusura della farmacia per la sua “trascuranza”) e solo allo scadere della proroga, con “condiscendenza” concessagli, paga le tasse e ritira il decreto di piena legittimazione.
Il 10 gennaio 1888 il sindaco Tomei rimette al prefetto il quadro dei farmacisti operanti a Tivoli: oltre a Carlandi, Bonatti e Riccardi sono segnalati 3 institori, il primo, G. Battista Elisei, diplomato ad Urbino il 20 marzo 1846, il secondo, Ernesto Ortensi presso la farmacia Bonatti, diplomato a Macerata il 17 gennaio 1856, ed infine Ettore Rossi dipendente della Carlandi, con titolo conseguito a Padova il 30 marzo 1876.
Nella corrispondenza ufficiale tra la prefettura e l’amministrazione civica viene più volte ovviamente fatto riferimento al regolamento per l’esecuzione della legge sulla sanità pubblica del 6 settembre 1874 (rd, n. 2120) e alle modifiche apportate con il rd n. 3634 del 14 gennaio 1877, che conferiscono con una positiva e sottovalutata linea decentratrice ai prefetti alcune facoltà ed attribuzioni, in precedenza attribuite al Ministero. A proposito della farmacie l’autorizzazione alla loro apertura (art.97), l’istanza per lo stabilimento iniziale (art. 111) e l’ordine di chiusura (art. 112) passano sotto la competenza dei prefetti. Nel 1890 l’area tiburtina–sublacense vede farmacisti operanti ad Affile (1 condotto con 2000 lire di stipendio), Agosta (30 lire), Anticoli (1 con 2100 lire), Arsoli (2 con 1300 lire), Castelmadama (1 con 2535 lire), Cervara (1 con 2120 lire), Ciciliano (1 con 2200 lire). Gerano (1 con 2500 lire), Jenne (1 con 2035 lire), Mandela (1 con 2500 lire), Marano Equo (1 con 1350 lire), Montecelio (1+1 farmacista assistente con 1800 lire ciascuno), Palombara (2 farmacisti + 1 farmacista assistente con 5400 lire ciascuno), Percile (1 con 1200 lire), Poli (1 con 3000 lire), Roviano (1 con 200 lire), S. Angelo Romano (1 con 225 lire), S. Gregorio da Sassola (1 con 160 lire), S. Polo dei cavalieri (1 con 2400 lire), S. Vito (1 con 2100 lire), Subiaco (3 con 624 lire), Tivoli (5 farmacisti + 4 farmacisti assistenti con 480 lire ciascuno), Vicovaro (1 con 900 lire).
Il Comune, nel rispondere ad una circolare del 30 novembre 1891 emanata dalla Direzione generale della Sanità pubblica, riguardante medici e farmacisti impiegabili “pei bisogni del servizio sanitario in caso di mobilitazione”, oltre a 3 medici, il 22 dicembre indica Carlo Riccardi, appartenente alla I categoria, volontario per 1 anno, caporale della IX Compagnia di Sanità, nominato con decreto dell’agosto 1875 farmacista militare. In replica alla circolare n. 70354 del novembre 1907, richiedente notizie sulle farmacie, viene compilato questo quadro prospettico:
Farmacie pop. servita mq.area distanza farm. viciniore viabilita’
1) Riccardi 4000 12.000 600 metri buona
2) Bonatti 4000 “ 200 “
3) Carlandi 3000 “ 200 “
4) Ospedale 3500 “ 400 “
Le farmacie, oltre il professionista abilitato, contano ciascuna 1 commesso ed 1 facchino. L’unico proprietario è Carlo Riccardi, che si serve anche del figlio Riccardo, studente in Farmacia, mentre degli esercizi Bonatti e Carlandi sono responsabili gli affittuari Amanzio Tedeschi e Giuseppe Conti. La farmacia con il reddito più alto (2000 lire) è quella dell’Ospedale, il cui direttore è nominato dalla Commissione amministratrice, mentre le altre 3 passano dalle 1400 lire di Riccardi e Bonatti alle 1300 di Conti. Sono state tutte aperte anteriormente alla legge del 1888. Solo la farmacia di piazza Rivarola non ha utilizzato le disposizioni pontificie. Dopo essere state riordinate sul territorio comunale negli anni Trenta, nel periodo postbellico le farmacie tiburtine, aumentate in maniera adeguata alla popolazione, hanno operato ed ancora oggi operano – dato indubbio ed incontestabile – con serietà, con puntualità, con continuità, sempre attente e sensibili alle esigenze ed alle necessità dei cittadini. Si tratta di una missione ereditata, confermata e consegnata ai giovani professionisti.