Io, la fame e l’accetta!

AA. VV. Io, la fame e l’accetta!
Tipografia Artigiana di Rieti 2007, (cm 15×21), pp. 144, numerosi disegni e ill. in b/n, s. i. p.

Bastano un paio d’ore per leggere tutta una vita vissuta più di novant’anni! La storia narrata in questo volume è quella di Eusebio Di Carlo, classe 1916, unico abitante rimasto a Cartore, una frazione di Borgorose nella Riserva Naturale della Duchessa, che per mesi l’ha raccontata a S. Adriani, D. Alicicco, L. Fabiani, V. Fasciolo e V. Ruscitti. I ricordi di “Sepio” sono appassionati e ammalianti allo stesso tempo, restituiscono tutto insieme un mondo agropastorale di una Comunità e una vita di “vinti” che è comune ai tanti ex-contadini italiani. Ma qui, le sue storie e le sue avventure – anche illegali – non appaiono mai “dure”; si scolorano, si addolciscono – merito di G. Balestrino e M. Pace che hanno revisionato e sistemato in italiano i testi – immerse alle continue descrizioni della montagna, di quelle alture di cui “Sepio” segue nostalgicamente ormai solo «i profili lontani attraverso le finestre di casa». Un uomo che si racconta e che narra a tutto campo: di stenti, di fame – al punto da rubare un tozzo di pane ad un cane – , di amori, delle fatiche da mezzadro, di guerra, di feste, di lotte per “fregare” i forestali, di caccia, di padroni – che abitavano a S. Anatolia – ai quali la domenica si dovevano portare «cesti stracolmi di formaggio, uova, galline e frutta; poveri ma preziosi beni sottratti alla nostra indigenza, mai ripagati da un grazie, da un bicchiere d’acqua, dall’abbozzo di un sorriso». Un bel libro, arricchito da delicati disegni di E. Carosi e da utili fotografie d’epoca. Peccato solo che l’assenza dei testi originali in dialetto ci impedisca di “ascoltare” anche la voce di “Sepio”! (A. Tacchia)