L’ABBAZIA DI SANTA MARIA DEL PIANO A ORVINIO
di Andrea Del Vescovo
La chiesa e l’Abbazia di Santa Maria del Piano, ubicata in località Valle Marzia, secondo la tradizione fu edificata nell’817 d.C. da Carlo Magno come ex voto alla Madonna per la strepitosa vittoria riportata dal suo esercito contro i Saraceni nella piana di Pozzaglia. Nel Regesto di Farfa ci sono alcuni documenti in cui si fa menzione di Santa Maria del Piano: uno è datato 1026, l’altro 1062. Dunque negli anni appena citati l’Abbazia esisteva già. Sulla facciata della chiesa vi è incastonata una piccola pietra di marmo bianco con la seguente iscrizione che sicuramente si riferisce ad un restauro: “Bartholomeus hoc op fieri fecit 1219”. La chiesa nei secoli è stata più volte rimaneggiata e restaurata. Sotto un altro archetto vi è incastonata un’altra pietra con iscrizione. Per costruire l’abbazia e la torre campanaria furono impiegate anche pietre provenienti da edifici di epoca romana; per essere più precisi furono riutilizzati moltissimi materiali di spoglio appunto di età romana, prelevati da monumenti funerari di particolare monumentalità.
La chiesa abbaziale era dedicata all’Assunta, infatti fino alla prima metà dell’800 il 15 agosto gli abitanti di Orvinio si recavano là processionalmente. L’Abbazia era retta da monaci benedettini ed aveva una grande importanza: fu autorizzata anche a coniare monete. Era una delle più floride (ed antiche) Abbazie Benedettine e tra l’altro possedeva anche i paesi circostanti. Santa Maria del Piano è una delle più antiche chiese abbaziali d’Italia. La chiesa fu lungamente posseduta e officiata appunto dai padri benedettini, che lì avevano il monastero. I benedettini l’abbandonarono sul finire del secolo XV o nei primi anni del secolo XVI. Papa Leone X la ridusse ad Abbazia Secolare, dopo che i monaci erano partiti, ab aevis, gravitate, et redditure diminatione (partiti con la speranza di tornare). Tutto ciò trova conferma in un’altra fonte che dice: l’abbazia perse gran parte della sua importanza sul finire del medioevo e fu abbandonata dai monaci ob aevi gravitatem et redituum diminutionem. Restò soltanto il beneficio ecclesiastico con i beni fondiari, che alla fine del Cinquecento consistevano in appena settanta rubbia di terreni seminativi suddivisi in diciannove appezzamenti, da un minimo di un rubbio ad un massimo di dodici, in sette prati falciativi per complessive nove falciate e mezzo e due vigne.
Nel periodo napoleonico la chiesa con l’abbazia furono demaniate, i monaci che vi abitavano dovettero rifugiarsi presso altri monasteri dell’ordine; dopo la morte dell’Abate Commendatario, ultimo di essa possessore (Sig. Caffarelli Canonico Lateranense), la chiesa rimase abbandonata. Nella prima metà del 1800 crollò una parte del soffitto dell’unica navata; successivamente, a brevi intervalli dal primo, seguirono altri crolli. Nel 1855 in Italia imperversava il colera; Orvinio subì la stessa tragica sorte. Il comune di Orvinio dato l’enorme numero di decessi, essendo proibito di continuare il seppellimento dei cadaveri nella chiesa dell’abitato, decise il seppellimento dei colerosi nella chiesa di Santa Maria del Piano. Verso il 1870 il comune di Orvinio non avendo i fondi per costruirsi un camposanto ottenne dall’Autorità Prefettizia di poter seppellire liberamente dentro la chiesa di S. Maria del Piano. In tale occasione fu tolta la porta di legno e il vano murato, tolto il resto del tetto dell’unica navata, scoperchiate le due cappelle e divelto il mattonato.
Nella seconda metà del 1800 anche la torre campanaria, rimastra quasi intatta, fu colpita da un fulmine che demolì il tetto ed una parte del muro al vertice di essa. Il 19 settembre 1885 il comune di Orvinio stipulava il contratto di appalto del nuovo camposanto che fu subito costruito in prossimità della chiesa. Quando si procedette alla inumazione della prima salma ci si accorse che nella fossa ci nasceva l’acqua. Allora si continuò a seppellire dentro la chiesa di S.Maria del Piano fino al 1906, quando fu inaugurato il nuovo cimitero (quello fuori Orvinio sulla Licinese), ancora oggi utilizzato. La chiesa ed Abbazia di S.Maria del Piano fu acquistata dal comune di Orvinio dal demanio dello Stato, per la somma di lire 402,70 ivi comprese quaranta deciare di terreno adiacente al tempio. L’atto fu stipulato il 6 settembre 1869. Dato lo stato fatiscente dell’intero edificio, il comune di Orvinio trovandosi nell’impossibilità economica di effettuare i necessari restauri, provvide a farlo dichiarare Monumento Nazionale. Lo Stato anni dopo concesse un sussidio: fu riparata e coperta la torre campanaria e murata la porta di accesso. Per mancanza di direzione e senza un minimo d’arte, il tetto del campanile fu rifatto ad un solo piovente anziché a quattro come era quello originale.
Nei secoli scorsi vi sono state varie vicende e litigi, alle volte anche cruenti, tra gli abitanti di Orvinio e quelli di Pozzaglia, per il diritto di possesso della chiesa e dell’abbazia. Transitando sulla Licinese in direzione Orvinio, l’Abbazia di nota sulla sinistra, in mezzo ad una altopiano. Di particolare suggestione è l’inserimento della chiesa nel paesaggio. Per raggiungerla, circa un km dopo il bivio di Pozzaglia in direzione Orvinio, si inforca sulla sinistra una mulattiera che serpeggia tra le proprietà del Marchese Malvezzi Campeggi. La chiesa è abbandonata da anni ed è completamente scoperchiata. Questo splendido esempio di architettura religiosa medievale è in stile romanico con portale quattrocentesco. La chiesa a croce latina con navata unica presenta una facciata a capanna, l’abside semicircolare sopraelevata, un transetto che aveva anticamente le volte a crociera e la torre campanaria duecentesca. All’altezza della cella campanaria, su ciascuna delle quattro facciate vi è una finestra trifora formata da tre archetti e quello centrale poggiante su due colonnine di marmo con capitelli a stampella. Nei piani sottostanti altre finestre bifore e monofore. L’interno della chiesa, semidiruto, è di una severità grave e possente ed è coevo alla facciata. La chiesa è orientata secondo l’asse est-ovest, con l’abside ad oriente e la facciata ad occidente.
Nel 1953 il Comune deliberò di cedere gratuitamente la chiesa allo Stato, affinché ne fosse curata la conservazione e ripristinata la facciata che era crollata. Il campanile venne restaurato nel 1953-54; nel 1957 furono restaurati la facciata e il resto della chiesa (restauri del ’53-54 e del ’57 a cura della Soprintendenza ai B.A.A. del Lazio). Attualmente la chiesa versa in un cattivo stato di conservazione, inoltre è stata più volte deturpata dai ladri, che hanno sottratto il rosone, i rilievi che decoravano il perimetro, il davanzale della finestra sulla facciata e numerosi altri elementi decorativi.