L’ABBAZIA “NULLIUS” SUBLACENSE, LA COMMENDA E LE VISITE PASTORALI NEL CASTELLO DI AGOSTA DAL 1564 AL 1893

G. PANIMOLLE, L’Abbazia “nullius” sublacense, la commenda e le visite pastorali nel castello di Agosta dal 1564 al 1893, Tipografia “Il torchio Arti Grafiche”,Subiaco 2014 (cm 10×20), pagg. 147, foto e varie riproduzioni di manoscritti, s.i.p.

Questo libro di Giuseppe Panimolle s’inscrive nella serie delle sue pubblicazioni di contenuto storico. La base sono, ovviamente, i documenti, i resoconti delle canoniche visite pastorali nell’arco di quattro secoli. Premesso all’ analisi del contenuto” del testo delle relazioni sulle visite pastorali, c’è uno spaccato della vita del popolo del Castello di Agosta: le Confraternite, il cimitero, il parroco, il medico e l’ostetrica, lo” stato delle anime” ( censimento della popolazione). Il contesto nel quale Agosta viveva viene presentato attraverso la storia della Commendale transazioni” Colonna-Croce (Vescovo di Tivoli), Borghese-Orsini, fino alla Commenda Barberini. Infine si entra in medias res ” delle visite pastorali, una solenne pratica post-tridentina che garantiva l’ortodossia della fede cristiana predicata e praticata, il prestigio e l’efficacia dell’opera del parroco, lo stato di conservazione e igiene dell’aula liturgica della chiesa parrocchiale, delle cappelle annesse, degli altari minori, dei libri parrocchiali, fino alla revisione dei conti, della parrocchia stessa e delle Confraternite. Poteva sembrare una mera attività ispettiva, con esiti positivi o con provvedimenti sanzionatori. Ma era molto di più. Prova ne sia che il popolo attendeva il Visitatore come per una festa e si aspettava un maggiore rigore a favore dei diritti dei poveri, specialmente se organizzati nelle Confraternite. La Confraternita era un’associazione di credenti per l’attività di culto e per un abbozzo di forma di mutua assistenza spirituale e di prossimità. Era anche una iniziativa relativamente più libera, rispetto all’ingerenza del parroco. L’esame dei testi delle Visite fa intravvedere alcuni caratteri della vita “materiale” e religiosa delle persone e delle famiglie (focolari). In genere, tranne pochi benestanti, le famiglie sono povere e vivono legatissime alla terra: un’agricoltura che solo in apparenza non lasciava mai alcun adulto disoccupato e perdigiorno. Abiti e abitazioni sono in linea con lo standard del tempo: vestiti “rimediati”, “rivoltati”, tranne che per la festa. Il freddo delle abitazioni era combattuto d’inverno vestendosi di più per il riposo notturno. Il “censimento” della popolazione si aggirava intorno alle 900 anime, con alti e bassi in rapporto alle stagioni di carestia o alle non rare epidemie. La scuola era assicurata, ma restavano ancora vari analfabeti. La parrocchia era una scuola di preghiera e liturgia, ma anche di lettura, di canto corale. In generale tutto il popolo era costituito da cristiani cattolici credenti e praticanti: ciò che era la vera missione della chiesa locale e della supervisione del Vescovo o del Commendatario. La riproduzione di numerosi manoscritti delle visite pastorali consente di fare varie “intersezioni”: i censimenti delle popolazione nel tempo, il nutrimento delle famiglie e nella campagne; gli arredi sacri nella Parrocchiale e nella altre chiese; la progressiva autonomia dei laici.

Giuseppe Panimolle spende interesse e attenzione per la figura e l’opera di un Abate-Vescovo d’eccezione: Mons. Simone Lorenzo Salvi. Per un quarantennio questi resse l’Abbazia Sublacense, fondò il Seminario, visitò ripetutamente Agosta e le altre Parrocchie, non con intenti fiscali ma pastorali. Riusciva a trarre dalle popolazioni i sacerdoti necessari alla vita religiosa delle parrocchie, mantenne il Convitto S. Benedetto ( un ginnasio-liceo classico che formò molti alla vita religiosa   alle professioni civili). Era nato a Lama dei Peligni in Abruzzo. Sapeva essere anche  piritoso: a chi lo elogiava come PASTORE, ripeteva che era stato non solo Pastore di anime, ma, prima, anche pastore di greggi…Questo libro di Panimolle ci fa pensare a un “varco” (barco? ) nella vita degli Agostani attraverso i secoli. Senza gli studi approfonditi come questo, che non lasciano niente indietro, si potrebbe pensare ai paesi dell’Abbazia, come tutti uguali e anonimi. Al contrario Agosta mostra di possedere una sua specificità, appunto, una sua storia-come-vita. Non resta che leggere e godersi questo libro!

(Giuseppe Cicolini )