A. SCAFETTA
Storia Sublacense 1943 – 1947
2004 Edizioni Iter Subiaco, pp. 88, ill. b.n. nel testo, s. i. p.
Sessanta anni fa l’esercito alleato liberava la valle dell’Aniene. Da allora pochi sono stati i contributi storici per chiarire cosa accadde negli anni della seconda guerra e, soprattutto, scarse sono state le ricerche d’archivio per conoscere cause e modalità delle stragi nazi-fasciste che insanguinarono la valle nella primavera del ’44. A dire il vero, gran parte di questi documenti sono ancora nascosti negli armadi, e tuttavia c’è un risveglio della memoria che vede i ragazzi e le ragazze di allora “ricordare” e, oggi, “raccontare” senza avere più timori. Anche il lavoro di Scafetta è ricco di queste testimonianze che illuminano cronache e fatti accaduti tra il 1943 e il 1947 a Subiaco e che hanno visto come protagonisti negativi i tedeschi occupanti e i repubblichini camuffati da genieri che su ordine di Graziani compivano rabbiosi rastrellamenti a caccia dei giovani renitenti alla leva. La ricerca, però, mette in evidenza anche i protagonisti in positivo, quelli che per aiutare i soldati sbandati o gli ebrei rischiarono la propria vita (come don Igino Roscetti, Giustina Mancini, Pietro Proietti Zaccaria) e i gruppi della “resistenza antifascista” stretti intorno al farmacista Spila, al generale Scarpellini e ai partigiani guidati dal tenente Fratticci impegnati a compiere soprattutto azioni di sabotaggio. Gran parte del libro è occupata dai documenti processuali relativi all’uccisione del ventenne Giulio Valente ad opera del sergente maggiore dei repubblichini Girolamo Tosi. Curiosamente, tra le testimonianze raccolte (Antonio Segatori e Paolo Capitani affermano che il Tosi venne riconosciuto a Subiaco mentre arbitrava una partita di calcio e “qui condotto in caserma dai carabinieri che lo salvarono dal linciaggio”) e il verbale di arresto allegato agli atti del processo che si svolse nel 1947 c’è una vistosa contraddizione. In quest’ultimo i carabinieri della Stazione di Roma – Spolettificio scrivono che rintracciarono “il Tosi in un negozio di orologeria della detta via G. Reni” a Roma e qui lo arrestano. Un bel “giallo” che andrebbe indagato. Un buon lavoro quello di Scafetta, comunque che, come scrive nell’introduzione Nando Simeone, vice-presidente della Provincia di Roma, colpisce per “la semplicità con cui si raccontano pagine orribili della storia del nostro paese, senza il filtro della retorica e della storiografia ufficiale”.
(ar. ta.)