N. CARIELLO, Storie di Arsoli, Arbor Sapientiae Editore, Roma 2023, ((20×14), pp. 128, € 18,00.
Studioso di storia medievale e di diritto ecclesiastico, conoscitore del mondo bizantino e appassionato della cultura russa, Nicola Cariello non ha bisogno di molte presentazioni. Nel corso degli anni, ha pubblicato I saraceni nel Lazio, Giovanni VIII papa medievale, Bisanzio Roma e Kiev ai tempi dell’imperatore Giovanni Tzimisce, Stato e Chiesa nel Regno d’Italia, I russi in Val d’Aniene, una raccolta di scritti sui viaggiatori e sugli artisti russi che soggiornarono nella regione laziale, e nel 2022 Il governo rivoluzionario di Tessalonica, uno studio sugli avvenimenti del XIV secolo che portarono gli zeloti al governo della città greca oggi chiamata Salonicco. Ha inoltre curato versioni in italiano di autori russi.
Mi verrebbe da dire, con una locuzione ardita, che l’amico Nicola sia «un archeologo della storia», perché “scavando” nel passato riporta alla luce eventi sconosciuti o dimenticati, in uno stile armonico e con un linguaggio pacato, frutto di un’articolata e profonda ricerca.
Nelle Storie di Arsoli, Nicola dimostra quanto sia nel giusto Cesare Cantù, lo storico ottocentesco, quando afferma che «le storie dei paesi sono le fonti della storia delle nazioni». In una cornice che spazia dal Medioevo ai giorni nostri, passando per l’età moderna, alcune vicende che hanno caratterizzato il millenario paese rivivono sotto ai nostri occhi, inserendosi nel quadro più generale della storia d’Italia.
Gli scritti prendono il via dal Liber Vitae, contenuto nel Sacramentario di Subiaco. Nelle comunità medievali, l’iscrizione nel libro era un grande privilegio perché permetteva ai defunti di partecipare alle celebrazioni come se fossero presenti. Era un modo per ottenere l’immortalità. Nel caso specifico vennero presi in considerazione tutti gli abitanti del castello di Arsoli.
Il secondo testo ricorda San Domenico di Sora, un eroe della fede che tuonava contro la vita disordinata del popolo.
Ai tempi in cui Arsoli fu teatro di guerra tra Carlo d’Angiò e Manfredi, figlio illegittimo di Federico II di Svevia, si svolge la storia di Rodolfo de Zandino, castellano del villaggio. In un’Italia lacerata e senza guida, il castello di Arsoli era un caposaldo al confine tra i domini della Chiesa e il Regno di Sicilia. Carlo d’Angiò, comandante in capo dell’esercito pontificio, nominò Rodolfo “Conestabile”, con l’ordine di presidiare in armi il castello per difenderlo dalle scorrerie di Manfredi.
L’età moderna si apre nel Cinquecento, epoca di grandi cambiamenti e di capitani di ventura. Mentre l’Europa perdeva la sua centralità, l’Italia era però ancora campo di battaglia tra le potenze continentali. Amico d’Arsoli, un capitano di ventura pronto a esercitare il mestiere delle armi con chiunque lo pagasse, spaziò con le sue gesta lungo la penisola ma senza trovare posto nel Pantheon degli eroi, benché oggi la sua memoria sia ancora viva nella cultura popolare di Arsoli.
Con un balzo siamo nel Settecento, epoca in cui gli Stati cattolici sostenevano Giacomo III nella sua rivendicazione al trono di Inghilterra, ma la cui costituzione stabiliva che nessun cattolico avrebbe potuto più regnare sul paese. Giacomo III creò la sua corte a Roma e non mancò di visitare Arsoli, dove fu accolto «con quella splendidezza che s’addiceva ad Ospiti cotanto distinti».
Nell’Ottocento si sviluppa la storia di Achille-Etna Michallon, un pittore paesaggista. Ma soltanto nel 1994 spuntò al Louvre di Parigi il disegno Vue d’Arsoli. Nicola ci conduce sulle tracce di Michallon, fin da quando ricevette il Prix de Rome, una borsa di studio dell’Accademia di Francia che permetteva ai giovani artisti un soggiorno a Roma. Nel luglio del 1818, mentre viaggiava verso Subiaco Michallon si fermò ad Arsoli.
La vicenda delle reliquie di Santa Eusebia, oggi conservate nella chiesa di San Bartolomeo di Arsoli, donate nel 1822 da papa Pio VII a Pietro Sciarra chiude il periodo dedicato all’età moderna.
Della prima metà del Novecento è la storia del pittore Alessandro Morani e di sua moglie, la russa Lili Helbig Šachovskaya. Lili fu grande amica di Eleonora Duse, la musa di Gabriele D’Annunzio; essa fu ospite della villa Morani di Arsoli nel 1903.
Per concludere, Storie di Arsoli di Nicola Cariello è un libro che bisogna leggere con una navigazione lenta per apprezzarlo in tutta la sua estensione. La sua lettura suscita una sincera e profonda emozione. Il segno di un dono d’amore di Nicola verso il paese di Arsoli e delle piccole grandi storie che sono le fonti della storia d’Italia (MaGi).