Subiaco, la culla della stampa

AA. VV. Subiaco, la culla della stampa
Iter Edizioni, Subiaco, pp. 294

La casa editrice Iter Edizioni di Subiaco ha pubblicato, in collaborazione con la Tipografia Editrice Santa Scolastica, questo libro che contiene gli Atti dei cinque convegni che si sono tenuti nell’Abbazia di Santa Scolastica tra il 2006 e il 2007 anche in occasione dell’Anno internazionale del Libro. Questa importante ed elegante pubblicazione, recensita anche nell’inserto domenicale del “Sole 24 ore” del 17 aprile scorso, vuole ricordare come nella cittadina laziale, a partire dal 1465, i due chierici tedeschi Sweynheym e Pennartz, provenienti da Magonza, avviarono la stampa con caratteri mobili di importanti opere quali il De divinis institutionibus di Lattanzio, il De oratore di Cicerone e per finire, nel giugno del 1267 il De Civitate Dei di Sant’Agostino. Il primo dei cinque convegni, tenutosi nell’aprile 2006 è quello che offre il titolo alla pubblicazione. Seguiranno quelli del giugno 2006 su “Documenti e ricerche sui primi libri a stampa sublacensi e tiburtini”; quello del settembre 2006 dal titolo “La stampa da Magonza a Subiaco”; e poi il convegno dell’aprile 2007 su “L’Editoria del Cinquecento” ed infine, nel dicembre 2007, il seminario di studi in occasione di una mostra sul secolo di Gutenberg sui protocenobi sublacensi. Gli atti dei cinque convegni sono introdotti dai tre interventi curati rispettivamente dall’abate di Subiaco dom Mauro Meacci, dal presidente del Comitato “Subiaco, la culla della stampa” Mario Segatori e infine da Maria Antonietta Lozzi, moderatrice di alcuni di quei convegni. E proprio in quest’ultimo articolo viene ripresa la bella frase scritta da Paolo Carosi quarant’anni prima in occasione di analoga pubblicazione per il cinquecentesimo anniversario della prima stampa: «Un filo d’oro, filo di luce e di conquista della civiltà, lega Magonza, Subiaco e Roma. L’arte della stampa, da Magonza, sua culla, giunge a Roma, capitale della cristianità passando per Subiaco, o meglio passando per il venerabile monastero sublacense». (A. D’Angiò)