GIUSEPPE CICOLINI
Subiaco. La polenta e l’abito della festa
2003, Editore La voce del tempo, pp. 120, s.i.p.
Leggere questo libro è come ascoltare un rosario di gustose lezioni tenute con brillantezza dal saggio professore ai suoi “distratti” allievi: i giovani “americanizzati” di oggi. E’ frequente, infatti, nei vari articoli l’appello dell’Autore ai ragazzi, quasi a volerne catturare non solo l’attenzione su quanto con passione raccontato, ma anche a strappare un impegno, pur minimo, verso lo studio e la conoscenza delle proprie radici “aniensi”. Il libro, che avrebbe meritato una migliore impaginazione e realizzazione grafica, è “la narrazione continua di storia, storie, proverbi, sogni e speranze pubbliche e private” fatta in modo semplice e discorsivo. Le storie e gli avvenimenti vengono “trattati” con confidenza e raccontati con una sottile ironia, cosa che rende la lettura gradevole, quasi sfiziosa. E’ questo certamente un artifizio creato apposta da Cicolini, da ottimo pedagogo quale è, per ammaliare il giovane lettore e condurlo a dissetarsi alla fonte “della cultura popolare”, i cui valori positivi l’Autore cerca caparbiamente di evocare. Di cosa si parla in queste pagine “fitte fitte” e prive di un ordine cronologico? Naturalmente degli Equi e dei Romani, di S. Benedetto, dei Garibaldini, della Resistenza e delle guerre; si racconta del lavoro dei contadini e degli artigiani, della vita domestica, del cibo e della polenta (il pane dei poveri), della religiosità popolare, dei maghi, del corteggiamento e del matrimonio, dei poeti a braccio e delle espressioni dialettali… e sempre, tra aneddoti di prima mano e gustosi quadretti locali, l’Autore interviene con apprezzamenti, consigli e proposte rivolte ai politici affinché contribuiscano a costruire “un mondo migliore”.