è scaduto il tuo tempo
sei fermo all’orizzonte
sospeso sul filo d’acciaio dell’acrobata
se non crolla il passo c’è una nuova linea
non ti avvisa il tempo
un mattino non sei più
precipitato nel vuoto
il tuo non sguardo è luce viola
nell’infinito bianco esploso di stelle
un esercito di angeli non basterà a salvarti
è scaduto il tuo tempo
sei muto nel tuo specchio
se non fletti il ginocchio si disegna una linea
pure se il passo trema e il cuore si schianta
sul tavolo restano mucchi di appunti
di cose non scritte di parole non dette
il tuo amico d’incenso e di antico
tra i libri a Tivoli ha scarabocchiato una riga
abbiamo il dovere di vivere
di Artemio Tacchia
(“ DI SOLE PAROLE”, p. 42, 2009)