L'angolo delle poesie |
|
AEQUA E L'ARTE... |
|
|
Dicono di noi....
|
Lettere e news...
Nella nostra rivista AEQUA, per scelta editoriale e per non rubare pagine agli articoli, non avevamo previsto spazi da riservare alle lettere. Sopperiamo alla carenza utilizzando lo spazio molto pi ampio che ci offre, adesso, il nostro sito web.
Discussioni...
26.12.2007 - Da Torano ci scrive Rossella Nicolai. "Salve, sono Rossella Nicolai di Torano e quindi già ci conosciamo. Non è che sono sparita è che ho avuto problemi con il mio computer. Comunque ho scritto per fare una piccola osservazione su un articolo sull'antica Città di Tora e l'attuale paese di Santa Anatolia, scritto da Nicola Cariello. Mi domando come si fa a scrivere certe cose senza neanche uno straccio di prove e ovviamente, nessuna conoscenza in materia. Eppoi lo sa questo Cariello che se si vuole dire delle cose antiche non si deve guardare solo al proprio orticello??? E infine basta con sta Santa Anatolia che ha dato il suo nome al paese. Non c'è mai stata nessuna Santa ma quel luogo aveva già il nome Anatolia che vuol dire, non a caso, acqua, sorgente. Tanti Auguri di Buone Feste a te e tutta la redazione di Aequa."
Cara Rossella, ciao e Auguri anche a te e famiglia di un buon anno.
Mi dispiace che ti faccia viva solo per protestare... Nicola Cariello non è un "ignorante della materia", tutt'altro. E comunque nell'articolo scrive: "Più arduo è trovare un legame certo tra la santa ed il villaggio che porta il suo nome". Comunque girerò la tua protesta a Cariello, così potrete chiarirvi. Un caro saluto Artemio
27.12.2007 - Gent.ma Sig.ra Rossella La ringrazio del suo interesse per il mio articolo sul culto di Santa Anatolia. A parte la documentazione fornita dal Chronicon Farfense, tuttavia, non mi pare che esistano altre testimonianze che consentano di ricostruire le circostanze storiche relative a vita, morte e culto di quella santa. Al contrario. L'agiografia concernente Anatolia dà luogo più a dubbi che a certezze. Nell'articolo, pertanto, non si tende a dimostrare nulla, anche perchè non c'è alcuna tesi da sostenere. Piuttosto si evidenziano le incertezze (ad esempio: "più arduo ... è trovare un legame certo tra la santa ed il villaggio che, ancora ai nostri giorni, porta il suo nome"; inoltre: "Nella narrazione agiografica ... sono presenti molti elementi fantastici, che ... con l'andare del tempo hanno deformato un episodio di cui è molto difficile accertare la veridicità di fondo"; e infine: "Non è facile stabilire se la località dove venne eretto il santuario ... abbia avuto attinenza diretta con la relegazione o con la morte della giovane martire"). Resto comunque a sua disposizione per ogni altro chiarimento. Distinti saluti ed auguri per un prospero nuovo anno. Nicola Cariello
30.12.2007 - "Proprio ieri sono andata a rileggere il suo articolo e ho potuto notare che anch'io sono in possesso di alcuni libri dove sono riportate le stesse notizie da lei pubblicate. Comunque quello che io volevo dire è che chiunque abbia voluto affrontare la questione della Santa e della Città di Tora si sia servito solo dei pochi documenti trascurando quelle che sono le tradizioni orali tramandate da generazione a generazione tra i discendenti degli equicoli. Una di queste tradizioni vuole che proprio nel territorio dove è sito l'attuale paese di Santa Anatolia, l'imperatore Augusto abbia lì trasferito schiavi arabi, apprezzati domatori di cavalli. Mi sono sempre chiesta se proprio quegli schiavi arabi abbiano lasciato in alcuni abitanti di S. Anatolia una carnagione più scura rispetto agli altri equicoli. Poi i santanatoliesi sono dai paesi vicini soprannominati zingari o egiziani confondendo così la geografia. Che i romani abbiano potuto fondare proprio lì una colonia è un'ipotesi del tutto plausibile. E' capitato anche alla città equicola di Alba Fucens. Poi io sono più che convinta che quella località, santa o non santa, aveva già il nome Anatolia. Lo dimostrerebbe il fatto che anche altri luoghi limitrofi sono chiamati dai locali anatolia. E' capitato anche a me di sentire mio padre dire:- Vado all'anatolia. Indicando con questo nome non il paese ma un luogo non lontano dal fiume Salto presso Torano. Anatolia =sorgente, acqua. Rossella "
31.12.2007 - Gent.ma sig.ra, Effettivamente gli studiosi si limitano a riferire quello che si può ricavare con una qualche certezza dai documenti esistenti. Comunque quello che lei scrive è molto interessante. Il Cicolano, come d'altronde molte altre zone del Lazio, presenta un ricco patrimonio folcloristico. Si ricordano tanti avvenimenti leggendari come la cosiddetta invasione degli zingari o quella dei serpenti. Forse lei stessa, che risiede sul posto, potrebbe raccogliere questi elementi e sintetizzarli in uno scritto. Non è una buon idea? Le auguro, intanto, un felice nuovo anno. Nicola Cariello
La prima parte dell'articolo di Grazioli su "Terra Nostra" nn. 7/12 di Luglio/Dicembre 2003 dove si "contesta" la recensione di Giuseppe Aldo Rossi al libro di Giacomo Orlandi. Una lettura, quella del Grazioli, della recensione completamente errata. La replica del nostro Direttore, con cinque preziosi "non vero", pubblicata su "Aequa" n. 17 del 2004. Alle fatiche dello stimato Prof. Orlandi, al quale in passato proprio nella ricerca sul dialetto della valle dell'Aniene abbiamo dato la nostra collaborazione, oltre alla recensione del Direttore sul n. 13/2003, avevamo riservato ben altre due recensioni, non certamente critiche, nel nostro "Scaffale": una nel n. 7/2001 e un'altra nel n. 10/2002. Dunque, perch si lamenta "Terra Nostra"?
Sulla nostra rivista AEQUA, il Prof. Ciocari (vedi Autori su questo sito) ha dibattuto intorno alla querelle su chi avesse per primo scritto "La Regola" tra S. Benedetto e il Maestro. Gli articoli hanno suscitato interesse e provocato anche una benevola e costruttiva polemica tra il Ciocari e padre Adalbert de Vog, studioso ed esperto della materia, residente presso l'Abbaye de la Pierre - Qui - Vire a St. Lger-Vauban in Francia. Tra i due intercorsa una fitta corrispondenza e un certo "intert" per "Aequa" anche in Francia.
LA "RIFLESSIONE" DEL NOSTRO SOCIO RENATO VUOLE STIMOLARE UN DIBATTITO SULLA NOSTRA RIVISTA "AEQUA" E SULL'ATTENZIONE CHE LE ISTITUZIONI DOVREBBERO DEDICARE ALLA CULTURA. ASPETTIAMO NUOVI INTERVENTI....
Partiamo da una premessa: i ruderi, le pietre in generale o anche le sculture non attraggono la mia attenzione, se non dietro la conoscenza di una storia, di un accadimento di vicende umane, mitologiche, spirituali o artistiche dalle quali si possano ricostruire le storie che le hanno fatte nascere, vivere e poi rovinare. La prima analisi la etimologia della parola, e qui si inizia la ricostruzione della storia dalle sue origini, ma senza questa parola, senza pietre miliari, senza reperti scritti di chi la storia l'ha vissuta, sarebbe estremamente difficile dare vita ai ruderi. Oggi ricostruiamo una storia anche con l'aiuto della tecnologia, che significa poi far rivivere il passato che ci serve come esperienza per il presente. La Storia stato detto non serve a niente, appunto perch se non si conoscono le proprie radici e le vicende del passato, come se ne pu fare esperienza?
Nell'incontro di Riofreddo del 22.4.2006 si rilevata la difficolt a diffondere la rivista, proprio perch viene accolta soltanto da qualcuno che trova interesse nell'articolo sul paese di origine o da qualche studioso, dilettante o meno, appassionato.
Per quanto ne ho potuto capire, la prima necessit quella di coordinare il gruppo di studiosi impegnati, in quanto pur nei numerosi articoli e lavori che possono essere scritti, come si rilevato, non si pu semplicemente giustapporli nella rivista, ma necessitano di un confronto e di un dibattito, cos da permettere un contributo culturale pi forte ed una maggiore consapevolezza del lavoro e dell'informazione tra gli studiosi, quindi una spinta divulgativa pi efficiente.
Le difficolt sono molteplici, una sede vera, la costituzione del gruppo, non si tratta di cariche da distribuire, e le difficolt dovute sia alla residenza che alle varie professioni svolte, quindi un lavoro da coordinare che investe l'amministrazione e la propaganda, cio un progetto che vada al di l dell'impegno spontaneo che si affida alla passione o alla benevolenza di volta in volta di cattedratici o di amministratori pi o meno attenti.
In sostanza, questo paese ha la pi alta concentrazione del mondo di storia, arte e civilt , ma i suoi cittadini sono i meno predisposti ad investire su questa ricchezza culturale: voglio sottolineare la parola ricchezza seguita dalla parola investimento, che significa produzione, ritorno economico, posti di lavoro. Mecenate morto duemila anni fa: occorrono amministrazioni che investano su la vera ricchezza italiana.
A me piace indagare, sono curioso, e nelle poche esperienze fatte ho avuto modo di fare il ricercatore. Ma ci troviamo di fronte a muri di gomma, consorterie, a intellettuali che fanno ricerca per puro interesse di casta anche economico (Finanziamenti), per pochi addetti, fine a se stessa, ma tornando alla Storia, a che serve?. Quando non c' la divulgazione del sapere e quando non si investe sulle persone e si crea quel circuito culturale ed economico dovuto a quella materia di cui disponiamo, che usiamo poco, il Cervello.
Questa riflessione, chiara?, vuole domandare se c' effettivamente spazio per una impostazione diversa al fine di un impegno di studio che sia utile a tutti.
Ciao a presto,
Renato Innocenzi, Roma
Articoli...
|
|
|